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sabato 31 luglio 2010

"PARAVENTI SACRI" DI VALERIO GIGANTE: LA LUNGA MARCIA INDIETRO DELLA CHIESA CATTOLICA

31 luglio 2010 - di Alfonso Cacciatore. Quella della barca è una delle più antiche immagini della Chiesa. La mistica navicella solca le acque della storia sicura delle parole del Cristo: «non praevalebunt», ma queste non esentano il suo equipaggio né dalla fatica della navigazione, né dalla paura dell'affondamento. Non vi è dubbio, questo è uno di quei momenti in cui, il natante di Pietro e dei suoi successori, imbarca acqua.

È un momento storico in cui le fitte tenebre dello scandalo prevalgono, almeno mediaticamente, sulla luminosità della testimonianza che si radica nei territori abitati dagli uomini con l'esemplarità di una vita povera di mezzi, ma ricca di quell'amore e di quella umanità che ha la sua inesauribile fonte nella Trinità.

Nel panorama che si trae dalla galleria di micro biografie di ecclesiastici tratteggiate nel volume del quale sto per occuparmi, a fare la parte da leone, sono le ombre. Luci ed ombre, chiari e scuri, sono del resto due coppie di classiche locuzioni sinonimiche usate, forse fin troppo, per descrivere una realtà nella sua ampiezza; in genere, si mettono in evidenza i lati positivi della stessa, talvolta però, come in questo caso, si procede contrariamente.
Valerio Gigante nel suo Paraventi sacri. Il "ventennio" della Chiesa Cattolica dietro il ritratto dei suoi protagonisti (Di Girolamo Editore, Trapani 2010, pagg. 155, € 13,50) tratteggia 16 micro biografie, quasi una galleria di ritratti di ecclesiastici che, come ogni mortale della nostra specie, non si possono sottrarre né all'ambiguità dell'umano, né alla contingenza e caducità della loro storia.
Alla lente giornalistica dell'autore, redattore dell'agenzia di informazione politico-religiosa Adista e collaboratore di MicroMega, passano alcune delle figure mediaticamente più in vista nei pontificati di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. Si parte proprio da lui, da Joseph Ratzinger e si prosegue con il card. Camillo Ruini, per poi passare a mons. Betori, e ancora, al card. Bertone e da questi, si va al Presidente della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) mons. Bagnasco. Non poteva mancare l'attuale portavoce del Papa, p. Federico Lombardi e sarebbe stata una gravissima omissione non tenere sommamente conto di una figura chiave del pontificato del papa polacco, JoaquÍn Navarro Valls. Seguono il patriarca di Venezia, mons. Angelo Scola; il card. Michele Giordano; mons. Crescenzio Sepe e il vescovo di Salerno Gerardo Pierro. Arriva il turno di Pio Laghi; del card. Alfonso López Trujillo e del fondatore dei Legionari di Cristo, Marcial Maciel Degollado. Infine, si passano in rassegna la controverse figure di Pierino Gelmini e del fratello padre Eligio (meno noto alla cronaca), per chiudere la lista con Ettore Gotti Tedeschi, l'attuale presidente dello IOR.
Schematicamente si possono individuare i due poli che determinano la scelta delle figure operata da Valerio Gigante, sono come i due fuochi della medesima ellisse: il Concilio Ecumenico XXI, il Vaticano II, mai inteso dall'Autore come pedissequa reiterazione della lettera, ma come continua tensione dinamica di una Chiesa che non teme di rinnovarsi permanentemente ed il servizio gerarchico, inteso come ministero, che giammai andrebbe agito come smania di carriera e pratica mondana del potere.
Sotto il peculiare cono di luce dell'autore vengono immortalate alcune figure che sono, senza ombra di dubbio, fedeli all'istituzione «ma lontani mille miglia dalla profezia». L'autore intende così dare un contributo per ricostruire «la "lunga marcia indietro" che ha portato la Chiesa cattolica uscita dal Concilio Vaticano II verso l'attuale stagione di intransigente rifiuto della modernità».
Nonostante la centralizzazione ad intra e l'ansia di dare un'immagine monolitica di Chiesa, operata dagli uomini che in essa contano, non si riesce a spegnere la profezia né a bloccare l'azione dello Spirito Santo che modella adulti nella fede -maschi e femmine - i quali, ispirandosi al dialogo e non a stanchi e autoreferenziali monologhi (quanto sarebbe opportuno, oggi più che mai, far tesoro dell Ecclesiam suam di Paolo VI!), non si peritano di mostrare pluralismo, incertezze, dissenso. In filigrana nel testo di Gigante, ed esplicitamente nella storia recente, tra le righe di pagine non certo edificanti, emergono, quasi dagli interstizi bianchi delle interlinee, figure luminose e coerenti che per quanto perseguitati, accusati, volutamente travisati, frantumano o sbarrano le sequenze del male e squarciano le fitte trame dell'ambigua oscurità: don Milani, p. David Maria Turoldo, p. Camillo De Piaz, p. Ernesto Balducci, il card. Ballestrero, Carlo Maria Martini, Tonino Bello, Raffaele Nogaro, Luigi Bettazzi, Karl Rahner, Bernard Häring, Edward Schillebeeckx, l'Abbè Pierre, Madre Teresa, Suor Emanuelle, Antonietta Potente, Hans Küng, Giacomo Lercaro, don Giovanni Franzoni, Livio Labor, Vittorio Bachelet, Paolo VI, Alberto Monticone, don Stefano Andretta, don Leonardo Zega, don Andrea Gallo, Pedro Arrupe, Bartolomeo Sorge, Ennio Pintacuda ... Sospendo l'elenco non per esaurimento di nomi ma per la certezza di averne menzionati solo alcuni trascurando i moltissimi che ignoti alla storia e alla cronaca, sono presenti nel cuore di Dio ed edificano senza alzar voce o sguardo la Chiesa per il Regno.
Sunteggiare quanto l'autore scrive mi pare inopportuno, mi si permetta qualche considerazione: laddove si annidano potere e ricchezze risiedono sorgenti di continua tentazione corruttrice, ne possono subire il fascino ammaliante anche gli uomini di chiesa, ma la missione evangelizzatrice della Chiesa, sebbene si serva anche di mezzi (il fine buono non giustifica un mezzo intrinsecamente cattivo), dà impulso alla santità, che è promozione dell'uomo e della sua libertà, non del suo irretimento, né del suo asservimento. Mi pare più che opportuno - il lettore non me ne voglia - ricordare che all'ambizione carrieristica dei figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni, di diventare premier e ministro dell'interno (attualizzando in questo modo il sedere a destra e a sinistra di Gesù nel suo Regno, causa che nel vangelo secondo Matteo viene perorata dalla madre di questi) Gesù risponda: «I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse, e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la vita in riscatto per molti» (Mt 20, 25-28).
Dunque, che cos'è l'evangelizzazione? Non è potere, non è ricchezza, passa anche per i mezzi della comunicazione sociale, ma non coincide né con i bagni di folla, né con lo share; non è finzione, non è spettacolo: è un'altra cosa, è una realtà altra; non mi si dia dell'ingenuo se affermo che è il portare Dio all'uomo e l'uomo a Dio.
L'opera di Gigante si presta a diverse letture, la più banale delle quali mi sembra essere quella degli scandalizzati benpensanti, i quali preferirebbero di gran lunga l'ipocrisia alla virtù e l'omertà di convenienza alla notificazione dei fatti. Il Vangelo e l'ecclesiologia non può essere ridotto a ideologia. L'ossessione ideologica o anti-ideologica, qualunque essa sia e da qualunque lato provenga, non importa se destra o sinistra, se nazionalista o comunista, è capace di compiere uno dei più sofisticati interventi di trapianto: sostituzione di cuore e cervello con un'idea o un complesso (sistema) di idee. Tanto il comunismo, per chiamare le cose con il proprio nome, quanto l'anticomunismo hanno mietuto vittime e anche una, o da una parte o dall'altra, è di troppo. Anche l'aberrazione dell'idea-chiesa, millantata talvolta per ecclesiologia, ma di fatto consistente in politica ecclesiastica, ha mietuto e continua a mietere cruentamente e incruentamente le sue vittime. Ma la Chiesa è Popolo di Dio che vive, spera, soffre, gioisce; non è un sistema, non è un'idea, non è frutto di ingegneria ecclesiastica; ma è opera dello Spirito, tutta protesa e relativa a Gesù di Nazaret, il Cristo, che in Lui incessantemente loda e benedice il Padre.
Concludo con un suggerimento: forse sarebbe opportuno, indicizzare i nomi presenti nel volume e arricchire la galleria di ritratti. Si creerebbe un virtuoso contrasto tra le oscurità descritte e le luci qua e là nascoste in filigrana nel testo. Ne emergerebbe quel farsi della storia costituita da uomini, idee, fatti che non sfuggono al registro del giornalista, il quale continuando a fare il suo mestiere anche se naturalmente attratto dalla luce, suo malgrado, spesso naviga e brancola nel buio di notizie che sanamente lo indignano.

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