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lunedì 13 settembre 2010

MIKEL GJOKAJ. TERRE E CIELO: AL COMPLESSO DEL VITTORIANO DI ROMA FINO AL 10 OTTOBRE


La mostra ''Mikel Gjokaj. Terre e cielo'', ospitata al Complesso del Vittoriano fino al 10 ottobre 2010, è la prima retrospettiva italiana dedicata al maestro Mikel Gjokaj, nato in Kosovo nel 1946 e residente a Roma dal 1975, che vuole far conoscere l'universo pittorico dell'artista attraverso oltre cento opere tra dipinti ad olio, disegni, acquerelli, tecniche miste ed incisioni realizzate negli ultimi trentacinque anni.

Come scrive Enzo Bilardello ''sono stato alcune volte nella casa studio di Gjokaj e, da subito, ho percepito che lì Roma non c'è. Da qualsiasi parte si guardi, si vede terra, coltivata e no, si vede cielo, si vedono alberi e sparsi casali, ma la nozione di trovarsi a Roma non perviene agli occhi e neppure se ne ha la sensazione. Mi sono domandato se, oscuramente, Gjokaj non abbia riprodotto il suo mondo d'origine, pur in condizioni decisamente migliori e prospere. Un mondo le cui coordinate sono tre: la terra, il cielo, e la continua ierogamia operata dall'arte''.

La mostra, che si avvale del Patrocinio del Consiglio Regionale del Lazio, della Provincia di Roma - Assessorato alle Politiche culturali, del Comune di Roma - Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione, ed è organizzata e realizzata da Comunicare Organizzando, è a cura di Carlo Ciccarelli.

Mikel Gjokaj nasce l'11 novembre 1946 a Krusheve, un piccolo villaggio del Kosovo, tra i più colpiti dall'esercito serbo nel 1999; frequenta la scuola superiore di Belle Arti di Pristina negli anni accademici 1968-1970 e la Facoltà di Belle Arti, sezione di pittura e incisione presso l'Università di Belgrado, negli anni 1970-1974; in quello stesso anno consegue la qualifica accademica superiore e si laurea in Pittura. Nell'ottobre 1975 giunge a Roma dove vive, lavora e vi ha acquisito la cittadinanza.

La mostra Nel Kosovo, ombelico dei Balcani, la luce che si accende nei cieli è una luce rosa che con il passare delle ore si fa sempre più rossa e violenta fino a diventare blu cobalto, viola, violetto scuro. Qui ha inizio l'Oriente e Mikel Gjokaj non ha mai dimenticato nei suoi paesaggi evocativi, i colori e i cieli della sua terra. Gjokai è nato all'interno, in un mondo contadino, e quando ha cercato altri orizzonti, un futuro, si è diretto verso Belgrado, ancora più addentro nel cuore dei Balcani.

Che cosa sogna un giovane kossovaro, cresciuto in una campagna attestata ai tempi d'Omero, con i suoi riti, i paesaggi immobili, la convivenza di etnie cementate dai ritmi del lavoro nei campi, proiettato all'Accademia di Belgrado? Diventare pittore. Una cosa l'Accademia di Belgrado gli deve avere inculcato come un codice genetico: lo studio delle proprietà di ogni singolo colore, di ogni singola marca, con tutte le gamme e sfumature, la possibilità di mischiarlo o no con altri colori, la sua durata, trasparenza, densità e persino effetto psichico su chi guarda.

La mostra al Vittoriano ripercorre l'intera attivitàartistica del maestro. Gli anni '70 sono caratterizzati dalla dominanza della cultura e dell'impostazione dell'est europeo: cultura plumbea, seria, problematica che si travasa in pittura con la scelta di colori densi, risonanze opache, un pessimismo che fa da basso continuo all'invenzione della forma.

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