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lunedì 13 settembre 2010

RAMON GAYA: ALL'ISTITUTO CERVANTES DI ROMA UNA MOSTRA ANTOLOGICA DI TUTTA L' OPERA

Una mostra antologica di tutta l'opera di Ramón Gaya, comprese le sue opere romane, sarà inaugurata venerdì 17 settembre a Roma nella Sala Mostre dell'Instituto Cervantes

(piazza Navona 91) alle 19. L'esposizione, compreso il relativo catalogo, commemorano il centenario della nascita dello scrittore e pittore di Murcia il prossimo 10 ottobre, data di chiusura della mostra. Colui che fu l'ultimo anello della Generación del 27, nato a Murcia nel 1910, morì il 15 ottobre 2005 a 95 anni. Il discorso espositivo della mostra percorre la vita e l'opera di Gaya attraverso cinque tappe: Anni di formazione (1910-1931); Missioni pedadogiche e Guerra Civile (1931-1939); Esilio in Messico (1939-1952); Ritorno in Europa (1952-1971) e Ritorno in Spagna (1971-2005).


La rassegna si compone di 29 quadri del pittore, una serie di fotografie che mostrano i suoi diversi viaggi e momenti vissuti e dieci vetrine dove saranno esposti documenti, manoscritti, disegni e lettere o cartoline scambiate con il poeta Tomás Segovia, Juan Guerrero o il pittore Luis Garay. La mostra non è una cronologia nè una biografia, bensì una vita: la vita di Ramón Gaya, dedicata alla creazione.

La mostra rispecchia un'opera concepita in un tempo, per qualunque tempo, che ha dovuto appoggiarsi al tempo per diventare vita, in "Vita e Creazione", appunto come il titolo dell'esposizione. Amico di Juan Ramón Jime'nez e degli autori della Generacion del 27, Gaya fece parte dell'Alleanza di intelettuali antifascisti e fu fondatore della rivista "Hora de España".

Dopo la morte della moglie negli ultimi giorni della guerra attraversò i Pirenei e in seguito partì per l'esilio in Messico fino al 1952, dove frequentò il gruppo di Octavio Paz e del poeta Tomás Segovia. D'allora in poi visitò Parigi, Venezia, Firenze e Roma, dove si stabilì a partire dal 1956. A Roma viveva anche la sua grande amica María Zambrano, e grazie a lei conobb Elena Croce, Tommaso Carini, e insieme frequentarono Italo Calvino, Nicola Chiaromonte e Pietro Citati.

Nei suoi quadri compaiono i grandi temi della pittura: "Battesimo", "Sepoltura di Cristo", "Noli me tangere", "Giuditta ed Oloferne", ecc. Il suo libro "Il Sentimento della pittura" venne pubblicato a Roma nel 1960 dalla casa editrice De Luca. A partire della seconda meta' degli anni 60 viaggio' frequentemente in Spagna: Barcellona, Madrid, Murcia, Andalusia, Valencia, dove incontro' vecchi amici: Bergamín, Leopoldo Panero, Juan Gil-Albert, Juan Bonafè.

Nel 1969 venne pubblicato il suo libro fondamentale: "Velázquez, pájaro solitario" (Velázquez, uccello solitario). Nel 1980 venne pubblicato il volume "Omaggio a Ramón Gaya" al quale collaborano, tra altri: Josè Bergamín, María Zambrano, Tomás Segovia, Enrique de Rivas, Giorgio Agamben, Nigel Dennis e i suoi compaesani Soren Peñalver, Pedro García Montalvo, Jose' Rubio Fresneda, e Eloy Sánchez Rosillo, anche coordinatore del volume. Alla inaugurazione di "Vita e creazione" saranno presenti il sindaco di Murcia e il presidente della Fondazione Caja Murcia, enti promotori della mostra insieme al Museo Ramón Gaya.

MIKEL GJOKAJ. TERRE E CIELO: AL COMPLESSO DEL VITTORIANO DI ROMA FINO AL 10 OTTOBRE


La mostra ''Mikel Gjokaj. Terre e cielo'', ospitata al Complesso del Vittoriano fino al 10 ottobre 2010, è la prima retrospettiva italiana dedicata al maestro Mikel Gjokaj, nato in Kosovo nel 1946 e residente a Roma dal 1975, che vuole far conoscere l'universo pittorico dell'artista attraverso oltre cento opere tra dipinti ad olio, disegni, acquerelli, tecniche miste ed incisioni realizzate negli ultimi trentacinque anni.

Come scrive Enzo Bilardello ''sono stato alcune volte nella casa studio di Gjokaj e, da subito, ho percepito che lì Roma non c'è. Da qualsiasi parte si guardi, si vede terra, coltivata e no, si vede cielo, si vedono alberi e sparsi casali, ma la nozione di trovarsi a Roma non perviene agli occhi e neppure se ne ha la sensazione. Mi sono domandato se, oscuramente, Gjokaj non abbia riprodotto il suo mondo d'origine, pur in condizioni decisamente migliori e prospere. Un mondo le cui coordinate sono tre: la terra, il cielo, e la continua ierogamia operata dall'arte''.

La mostra, che si avvale del Patrocinio del Consiglio Regionale del Lazio, della Provincia di Roma - Assessorato alle Politiche culturali, del Comune di Roma - Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione, ed è organizzata e realizzata da Comunicare Organizzando, è a cura di Carlo Ciccarelli.

Mikel Gjokaj nasce l'11 novembre 1946 a Krusheve, un piccolo villaggio del Kosovo, tra i più colpiti dall'esercito serbo nel 1999; frequenta la scuola superiore di Belle Arti di Pristina negli anni accademici 1968-1970 e la Facoltà di Belle Arti, sezione di pittura e incisione presso l'Università di Belgrado, negli anni 1970-1974; in quello stesso anno consegue la qualifica accademica superiore e si laurea in Pittura. Nell'ottobre 1975 giunge a Roma dove vive, lavora e vi ha acquisito la cittadinanza.

La mostra Nel Kosovo, ombelico dei Balcani, la luce che si accende nei cieli è una luce rosa che con il passare delle ore si fa sempre più rossa e violenta fino a diventare blu cobalto, viola, violetto scuro. Qui ha inizio l'Oriente e Mikel Gjokaj non ha mai dimenticato nei suoi paesaggi evocativi, i colori e i cieli della sua terra. Gjokai è nato all'interno, in un mondo contadino, e quando ha cercato altri orizzonti, un futuro, si è diretto verso Belgrado, ancora più addentro nel cuore dei Balcani.

Che cosa sogna un giovane kossovaro, cresciuto in una campagna attestata ai tempi d'Omero, con i suoi riti, i paesaggi immobili, la convivenza di etnie cementate dai ritmi del lavoro nei campi, proiettato all'Accademia di Belgrado? Diventare pittore. Una cosa l'Accademia di Belgrado gli deve avere inculcato come un codice genetico: lo studio delle proprietà di ogni singolo colore, di ogni singola marca, con tutte le gamme e sfumature, la possibilità di mischiarlo o no con altri colori, la sua durata, trasparenza, densità e persino effetto psichico su chi guarda.

La mostra al Vittoriano ripercorre l'intera attivitàartistica del maestro. Gli anni '70 sono caratterizzati dalla dominanza della cultura e dell'impostazione dell'est europeo: cultura plumbea, seria, problematica che si travasa in pittura con la scelta di colori densi, risonanze opache, un pessimismo che fa da basso continuo all'invenzione della forma.

sabato 11 settembre 2010

todi. One planet

Aprirà giovedì 16 settembre 2010, alle ore 18.00, a Palazzo Landi Corradi, a Todi, nell'ambito della manifestazione Saneidee,la mostra d'arte contemporanea One planet, promossa e coordinata da Studio7.it, a cura di Simone Fappanni e Barbara Pavan.La manifestazione gode del Patrocinio di Ministero della Gioventù, Regione Umbria e Comune di Todi.


La mostra, presentata lo scorso anno a Rieti ed a Roma, affronta e indaga la relazione tra uomo e ambiente attraverso le opere di dieci artisti: Chiara Belloni, Stefano Bergamo, Daniela Caciagli, Giovanni Chiarinelli, Valentina Crivelli, Massimo Falsaci, Eliana Frontini, Federico Mazza, Daniela Nasoni, Mariarosaria Stigliano.

'La filosofia che sottende il pensiero ecologico – scrive il curatore Simone Fappanni nel testo introduttivo al catazione che e l'ambiente che lo circonda è bidirezionale in senso assoluto: entrambi, infatti, creano una interrelaassume caratteri dinamici, entro i quali si può evincere il carattere di un'assoluta plasticità. Ed è proprio da questa constatazione che è possibile ottenere le chiavi d'accesso a un percorso tanto affascinante quanto sfaccettato esemplarmente proposto da questa mostra. Risulta alquanto manifesto il fatto che l'arte, e in modo decisamente confortante, quella contemporanea, stia ponendo una notevole attenzione a ciò che accade fra l'uomo e l'ambiente, non mancando di evidenziarne aspetti positivi accanto ad altri, che forse potrebbero risultare in quantità maggiore, che costituiscono problemi aperti e talvolta persino preoccupanti...Scriveva Kandinskij ne Lo spirituale nell'arte: 'Ogni opera d'arte è figlia del suo tempo, e spesso è madre dei nostri sentimenti'

Gli artisti invitati hanno attinto dal passato e documentato il presente per immaginare un futuro in cui questo pianeta possa ospitare in un nuovo equilibrio l'uomo e l'ambiente, in cui possano trovare posto la meravigliosa architettura della natura e la bellezza creata dall'uomo, un luogo che accolga tutti gli esseri viventi in uno spazio adeguato per tutti. Questa mostra ci porta ancora una volta a riconsiderare che o ci salviamo tutti o nessuno e che le generazioni future troveranno ciò che avremo loro lasciato.

La mostra sarà visitabile fino al 19 settembre 2010.

Titolo: One planet

Artisti: Chiara Belloni, Stefano Bergamo, Daniela Caciagli, Giovanni Chiarinelli, Valentina Crivelli, Massimo Falsaci, Eliana Frontini, Federico Mazza, Daniela Nasoni, Mariarosaria Stigliano.

A cura di: Simone Fappanni e Barbara Pavan

Sede espositiva: Palazzo Landi Corradi - Todi

Date: 16-19 settembre 2010

Orario: giovedì 18-20; venerdì e sabato 10-20; domenica 10-19

Coordinamento: Studio7.it www.associazionestudio7.it

Info: tel.320.4571689 E-mail: studio7artecont@gmail.com


lunedì 6 settembre 2010

rieti, Studio7. Fabrizio Molinario, 'Sfide'

Nello Studio7 Spazio Arte Contemporanea, in via Pennina 19 a Rieti, è in corso la mostra personale di Fabrizio Molinario, 'Sfide', a cura di Barbara Pavan. Metafora della vita, la sfida, prima con sé stessi e poi con l'avversario, è il tema ricorrente nei lavori di Fabrizio Molinario. Che siano duelli sportivi, prove di coraggio e determinazione, forza o agilità, l'uomo è chiamato costantemente a confrontarsi con i propri limiti, le proprie paure, la propria capacità di rapportarsi con il mondo. La sfida affonda le sue radici nell'essenza dell'uomo, nell'istinto di sopravvivenza e di adattamento. Attraverso uno stile primitivo e immediato e un'accesa tavolozza di colori, Molinario riesce a trasmettere all'osservatore la tensione che precede ogni confronto-scontro; succede di sentirsi lì, tra la folla urlante di un antico circo romano o di ritrovarsi silenzioso, ansiosissimo spettatore di una partita di tennis o audace scalatore, solo ad espugnare centimetro dopo centimetro la montagna, oppure ad appena qualche metro da un concentrato giocatore di golf pronto a colpire la palla. Ogni opera ci assorbe, ci rimanda alla ridefinizione delle nostre sfide quotidiane, di qualunque natura esse siano.

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Fabrizio Molinario e' nato a Novara nel 1968. Tra le principali mostre recenti segnaliamo: (2009) Varallo Pombia, Pinacoteca di Villa Soranzo, collettiva;Nizza (Francia), Espace Art, Palais des Expo, collettiva con il Patrocinio di CCIAA di Rieti e Chambre de Commerce Italienne, catalogo; Novi Ligure (Al), Museo dei Campionissimi, Bicicletta incantata, collettiva; Novara, Broletto, Lilt Art, collettiva; Aeroporto di Malpensa, Farmagallery, Check in, collettiva; Novara, Spazio Arte Malquati, Paralleli, personale; Novara, Giannino Arte Contemporanea, Colori Esistenziali, personale; (2010) Rovigo, Galleria Il Melone Arte Contemporanea, collettiva; Novara, Galleria d'Arte Sorrenti, collettiva; Novara, Archivio di Stato, Il senso del tempo, collettiva; Impruneta (Fi), Galleria IAC, Le differenze dell'essere, personale

Sfide

Artista: Fabrizio Molinario

A cura di Barbara Pavan

Inaugurazione: sabato 4 settembre 2010 ore 18.30

Date: 4 – 16 settembre 2010

Sede espositiva: Studio7 Spazio Arte Contemporanea

Via Pennina 19 – 02100 Rieti

www.associazionestudio7.it

Orari: martedì-sabato 18-20

Info: cell.320.4571689 e-mail studio7artecont@gmail.com

sabato 4 settembre 2010

TEATRO DEL SOGNO. da Chagall a Fellini

A cura di Luca Beatrice, a Perugia, Galleria Nazionale dell'Umbria, dal 25 settembre 2010 al 9 gennaio 2011. Con questa esposizione Perugia conferma la propria vocazione a palcoscenico d'arte internazionale e metatemporale proponendo, per il prossimo autunno, un'esposizione dedicata all'arte contemporanea (storicizzata e non) che volutamente fuoriesce dal binario in gran parte già percorso – e con grandissimo successo - dei maggiori interpreti della pittura e della scultura umbra (Arnolfo di Cambio, Perugino, Pintoricchio, Cerrini).


L'universo onirico è stato ed è il contenitore dal quale attingere per interpretare le utopie e le fantasie che hanno accompagnato i desideri e le sfide dell'uomo moderno. Con la psicanalisi di Sigmund Freud e di Carl Gustav Jung, il sogno, o meglio l'inconscio, già introdotto come riflessione teoretica da Cartesio, Locke e Leibnitz, diventa la modalità espressiva del pensiero irrazionale, ora esplicitato e analizzato nelle sue modalità latenti o manifeste, tra censure e incomunicabilità. Nel campo delle arti visive, il sogno è stato il teatro di scenografie - surreali e fantastiche - che si sono tradotte in opere d'arte fortemente simboliche. L'introspezione psichica ha potenziato l'immaginazione degli artisti dando il via a nuove forme di espressione artistica.

Le teorie dell'inconscio di Freud, riassunte in quello che viene definito il "testo d'avvio" della psicanalisi (L'interpretazione dei sogni, 1899), aiuteranno André Breton nella stesura del Manifesto (1924) del Surrealismo così definito: "Automatismo psichico puro, attraverso il quale ci si propone di esprimere, con le parole o la scrittura o in altro modo, il reale funzionamento del pensiero. Comando del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica e morale".

Il sogno è il tema, il soggetto o il pretesto che ha invaso l'immaginario estetico degli artisti scelti da Luca Beatrice per costruire il percorso espositivo di una mostra che intreccia il Simbolismo di inizio Novecento con l'arte contemporanea, i diversi "surrealismi" con alcune delle più suggestive espressioni del cinema.

Le opere di questi artisti prenderanno posto come su un palcoscenico, allestito negli spazi espositivi della Galleria Nazionale dell'Umbria.

Alcuni dei più rappresentativi esponenti del movimento surrealista insieme agli artisti che nel cuore del Novecento si sono misurati con il mondo dell'inconscio – Marc Chagall innanzitutto e poi Salvador Dalì, Giorgio de Chirico, Paul Delvaux, Max Ernst, Renè Magritte, André Masson, Joan Mirò, Man Ray, Alberto Savinio, Yves Tanguy, Fernando Botero – dialogheranno con le prime esperienze visionarie legate al sogno, presenti in mostra con opere di Umberto Boccioni, Arnold Böcklin, Paul Klee, Max Klinger, Plinio Nomellini, Gaetano Previati, mentre il panorama contemporaneo farà da compendio al tema con le esperienze pittoriche della Transavanguardia italiana e internazionale – Sandro Chia, Mimmo Paladino, Julian Schnabel, David Salle – e le suggestioni proposte da video, installazioni e sculture di artist-star del nuovo millennio – Jan Fabre, Damien Hirst, Tony Oursler, Pinot Gallizio.

Particolarmente rappresentativa è la presenza di Chagall, di cui sono esposte 6 opere di grande impatto e qualità pittorica, interpretando così, insieme a Fellini uno dei ruoli principali nel Teatro del Sogno che Luca Beatrice metterà in scena a Perugia, tra arti figurative e cinema.

Una parte fondamentale dell'esposizione sarà infatti dedicata al cinema: il surrealismo di Luis Buňuel, l'assurdo di Samuel Beckett, "Sleep "di Andy Warhol e la sua controparte odierna di Sam Taylor Wood, "Spellbound" (Io ti salverò) del 1954 di Alfred Hitchcock – la cui sequenza del sogno è stata realizzata da Salvador Dalì - con un importante omaggio a Federico Fellini, di cui, oltre ai film "I clown" e "La città delle donne", verranno proposti manifesti e disegni originali del suo famoso "Libro dei sogni".

La mostra perugina corona un percorso iniziato "intra moenia" già da alcuni anni e volto alla ricerca di una nuova identità culturale, aperta ad accogliere le sollecitazioni provenienti dal fermento che attraversa la società contemporanea in tutti i settori della cultura: arte, letteratura, cinema, architettura ecc. Una mostra, dunque, che rivela un "sogno" in procinto di diventare "realtà".

La mostra è promossa dal Comune di Perugia in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Regione Umbria, la Provincia di Perugia e la Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia. L'organizzazione è affidata a Civita e la realizzazione del catalogo all'editore Giunti.

TEATRO DEL SOGNO

DA CHAGALL A FELLINI

a cura di Luca Beatrice

Perugia, Galleria Nazionale dell'Umbria

Corso Vannucci, 19

25 settembre 2010 – 9 gennaio 2011

Orari

Dal martedì alla domenica dalle ore 9.30 alle ore 19.30.

La biglietteria chiude alle 18.30

Chiuso il lunedì, 25 dicembre e 1° gennaio

Aperto lunedì 27 settembre, 1° novembre,
6 e 27 dicembre e 3 gennaio.

Informazioni e prenotazioni

www.mostrateatrodelsogno.it

venerdì 3 settembre 2010

GIULIO TURCATO: LIBERTA'



Le 7 grandi sculture in acciaio realizzate da Giulio Turcato, intitolate Le Libertà, installate nel 1989 presso il lago di Piediluco nel territorio della città di Terni, sono state restaurate e ciò fornisce l'occasione per la realizzazione di una mostra antologica dedicata all'artista che comprende circa 60 opere - di cui molte di grandi dimensioni, molte quasi mai esposte, alcune del tutto inedite - concesse in prestito dall'Archivio Giulio Turcato di Roma.


La mostra, che apre al pubblico sabato 16 ottobre 2010 presso il Caos a Terni, è promossa dal Comune di Terni in collaborazione con l'Archivio Giulio Turcato di Roma e organizzata da Civita.

L'esposizione è curata da Silvia Pegoraro e sarà documentata da un catalogo bilingue (italiano/inglese) edito da Silvana Editoriale, con testi, oltre che della curatrice, di Giovanni Carandente, Martina Caruso, Carlo Fioretti, Walter Mazzilli, Francesco Santaniello, Duccio Trombadori.

Giulio Turcato (1912-1995) viene considerato uno dei più significativi interpreti dell'astrattismo pittorico in ambito internazionale, ma il suo lavoro articolato e complesso, comprende intriganti risvolti figurativi e straordinarie sortite nell'ambito della scultura e della scenografia.

Una delle più affascinanti opere di Turcato scultore è rappresentata proprio dalle 7 grandi sculture in ferro verniciato a vari colori timbrici, di circa 9 metri di altezza ciascuna – intitolate Le Libertà - che nel 1989 furono installate presso il lago di Piediluco, nel territorio della città di Terni.

Realizzate presso l'officina Monari a Terni, le sculture furono finanziate dal Comune di Terni, dalla Provincia di Terni, dalla Regione Umbria e dall'Azienda di Promozione Turistica del ternano.

Soggette al naturale deterioramento dovuto soprattutto alla collocazione in esterno, Le Libertà sono state recentemente restaurate, ad opera del Comune di Terni: portati a termine i lavori di restauro nel settembre 2009, le sculture sono state definitivamente collocate al di sopra di una struttura alberghiera di nuova costruzione sulla riva del lago di Piediluco (Hotel-Ristorante Miralago), in una posizione alquanto suggestiva e tale da esaltarne l'impatto estetico e scenografico.

In occasione della prossima presentazione al pubblico delle Libertà restaurate, il Comune di Terni, in collaborazione con l'Archivio Giulio Turcato di Roma, ha voluto rendere omaggio all'artista - ormai alla vigilia del centenario della sua nascita (1912-2012) – con una mostra antologica, che rivolge particolare attenzione al tema della Libertà, sia nel suo incarnarsi nel preciso motivo plastico delle strutture che portano questo nome, sia nel suo fluire attraverso tutta l'opera dell'artista, configurandosi come valore estetico-formale e nello stesso tempo come valore civile e sociale. Scriveva lo stesso Turcato:

"Le Libertà sono strutture longilinee in spinta verso l'alto, per cercare di evadere verso uno spazio più consono alla loro natura . Erette verso il cielo e raggruppate, rappresentano i desideri a cui ogni persona può ambire anche in senso astratto, e le volontà di uscire contro i vari veti e tabù che incatenano alle obbedienze diurne e ai conformismi che pullulano intorno a noi e dentro di noi, alle abitudini della nostra esistenza corporale societaria."

La mostra comprende circa 60 opere - di cui molte di grandi dimensioni, molte quasi mai esposte, alcune del tutto inedite - concesse in prestito dall'Archivio Giulio Turcato di Roma - ed è suddivisa in due sezioni: un percorso antologico attraverso l'iter artistico di Giulio Turcato, dalla seconda metà degli anni '40 al 1992 (anno in cui s'interrompe la parabola creativa dell'artista), che comprende molti lavori di straordinaria importanza storica, come un inedito Comizio del 1949-50, Giardino di Miciurin (1953), Deserto dei Tartari (1956), Tranquillanti per il mondo (1961), Superficie lunare (1965), Il Tunnel (1970), La passeggiata (1972); una sezione dedicata al percorso relativo al tema delle Libertà, comprendente opere in cui tale motivo estetico-formale risulta sviluppato prima della realizzazione delle grandi Libertà di Piediluco (soprattutto tre monumentali libertà lignee del 1973), e inoltre bozzetti, cartoni, campioni di materiali, fotografie e documenti vari, relativi alla realizzazione e al restauro del gruppo delle Libertà ternane.

GIULIO TURCATO (Mantova, 1912 – Roma, 1995) . La sua formazione avviene a Venezia, dove frequenta il Ginnasio e la Scuola d'Arte, poi il Liceo Artistico e la Scuola Libera del Nudo. Comincia ad esporre nel '32 in mostre collettive. Dal 1937 si sposta a Milano, dove lavora presso lo studio dell'Architetto Muzio, e in questa città nel '39 tiene la sua prima mostra personale . Nel 1942-43 espone alla Biennale di Venezia. Nel '43 si trasferisce definitivamente a Roma, dove entra subito nel vivo delle polemiche artistiche, e partecipa anche alla Resistenza: la sua attività si lega infatti sempre strettamente all'impegno sociale e politico. Nel 1947 fonda il gruppo "Forma 1" con Accardi, Attardi, Consagra, Dorazio, Guerrini, Sanfilippo, firmando il manifesto del "Formalismo", e nello stesso anno aderisce al "Fronte Nuovo delle Arti", a cui partecipano anche Vedova, Santomaso, Guttuso, Leoncillo, Corpora, Morlotti, Birolli, Franchina, Fazzini, Pizzinato e Viani. Nel 1950 entra nel "Gruppo degli Otto", promosso da Lionello Venturi, insieme ad Afro, Birolli, Corpora, Moreni, Morlotti, Santomaso, Vedova. Nel suo lavoro si evidenzia ben presto la ricerca attenta e profonda sulla natura e la qualità del colore e della luce, e sulla metamorfosi delle forme, insieme all'interesse per le scienze biologiche e fisiche, costante quanto il suo impegno sociale e politico. Gli anni '50 lo vedono presente in molte mostre in Italia (a Venezia espone sempre, anche con sale anche personali, alla Biennale) e all'estero (Parigi, Germania), così come nei decenni successivi - '60, '70, '80 – continuano le sue prestigiose esposizioni internazionali (New York, Kassel, Londra). Nel 1993 è presente nuovamente, per l'ultima volta, alla Biennale di Venezia, ospitato nella sezione intitolata "Opera Italiana".


Titolo mostra: GIULIO TURCATO. LIBERTA'

Sede: TERNI, CAOS - Centro Arti Opificio Siri

Data: 16 ottobre 2010 - 30 gennaio 2011

Orari: dal martedì al venerdì 10-13 16-20 (dal 31 ottobre chiusura ore 19)

sabato 10-24

domenica 10-20 (dal 31 ottobre chiusura ore 19)

lunedì chiuso

Biglietti:

Intero 5 Euro

Ridotto 3,50 Euro

Informazioni: 0744.285946

Catalogo: Silvana Editoriale