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giovedì 28 ottobre 2010

Sligtly Cruel a mondo bizzarro: SIMONE MONTOZZI ed ENRICO D'ELIA

La Project room di Mondo Bizzarro Gallery presenta due artisti romani con una lunga carriera sotterranea alle spalle. Da anni Tsò e Infidel realizzano progetti legati al mondo dell'Underground musicale ed editoriale. Le iniziative che portano il loro nome diventano sempre dei veri e propri eventi caratterizzati da spregiudicatezza, ironia, e provocazione.

Come artisti la loro ispirazione sembra essere quella del miniaturismo, nei loro disegni infatti, la cura dei dettagli e la loro ridondanza diventa ossessione pura.

Si distinguono fra loro nella scelta dei soggetti da rappresentare, Tsò più sottile e leggero sceglie di ambientare le sue creature in mondi naturali, luminosi e spaventosi allo stesso tempo.

Infidel preferisce, invece l'ambientazione urbana, anche se snaturata, trasformata in un groviglio di carne e materia nel quale riconosciamo a stento la presenza di piccoli esseri umani.

la mostra raccoglie i disegni degli ultimi due progetti di Simone Montozzi ed Enrico D'Elia.

SIMONE MONTOZZI (Tsò)

Illustratore, Tso è nato nel 1978 a Roma, dove vive. Autodidatta, dalla fine degli anni novanta vira il suo stile ispirato da fumetti e suggestioni fantascientifiche ad una vena surrealista lieve e ironica. La sua produzione multiforme abbraccia facciate di palazzi, magliette, fanzine, riviste, libri, fumetti, siti di net-art, adesivi, post-it, che diffonde in circuiti underground e ufficiali, come etichette discografiche e gallerie d'arte. La linea trascorre da personaggi icastici e immediati, a composizioni raffinate e complesse, sempre marcando un erotismo giocoso ed aperto. Recentissima la produzione ad olio, che scopre la precisione estrema della miniatura, contraltare di parallele sperimentazioni pop.

ENRICO D'ELIA (infidel)

Nato nel 1975 cresce a Roma, dove attualmente vive. Influenzato in tenerissima età dal nonno pittore e dalla lettura dei fumetti, esordisce come fumettista sulla rivista Kerosene e fra il 1996 e il 2001 pubblica su diverse altre testate.

Crea manipolazioni, pitture in computergrafica e numerosi flyer per eventi dell'underground musicale e culturale romano. Si esibisce, inoltre, come vj mixando dal vivo e proiettando grafiche animate a fianco di dj o musicisti.

Questa attività lega il suo nome a quello di alcuni party capitolini come Phag Off (the ultimate queer experience) e Subwoofer.

Nel 2007 inizia una nuova stagione di autoformazione e studio i cui frutti periodicamente si riversano nella rivista Epoc (per la quale attualmente produce idee, illustrazioni e fumetti realizzati a quattro mani con Simone Montozzi in arte Tsò).


giovedì 21 ottobre 2010

Un'opera al giorno: Sculture di linfa, di Giuseppe Penone. Al Maxxi

Con Sculture di linfa, di Giuseppe Penone, Fattitaliani prosegue la serie "Un'opera al giorno..." mostrando opere esposte nei musei italiani che sono opere importanti ma che non sono molto note al grande pubblico, con una breve (o lunga) descrizione che ne aiutino la comprensione. Capire l'arte contemporanea non è difficile, se si imparacome approcciarla. E' chiaro che tutto quello che leggiamo riguardo alle opere stesse serve soltanto ad aiutarci a comprendere: dopo però è l'opera che dobbiamo ascoltare.. Se questo non accade vuol dire che abbiamo la testa piena di parole e dobbiamo ancora imparare a guardare.. Con questa serie Fattiitaliani non vuole dare l'illusione di conoscere una cosa in più, ma soltanto suscitare una curiosità che porti ad andare a vedere l'opera originale, come chi va a trovare una persona con la curiosità di sentire cosa deve dirci. Cosa vuoi che ti dica una riproduzione? Vedere un'opera d'arte riprodotta è come guardare il depliant di un bel paesaggio. L'hai guardato, ma puoi dire di averlo visto davvero?


Sculture di linfa è l'installazione con cui Penone, tra i massimi protagonisti dell'Arte Povera, ha rappresentato l'Italia alla 52° Biennale di Venezia. Sin dagli anni sessanta le forme e i materiali prediletti da Penone derivano da un intenso rapporto con la natura e con i suoi elementi. Il suo interesse va agli organici processi di sviluppo e di trasformazione che si svolgono in natura, alle forze generatrici che accomunano uomo e natura e alla possibilità d'interazione dell'uomo rispetto a questi processi. In Sculture di linfa il pavimento di marmo e le pareti in cuoio evocano la corteccia d'un albero; al centro della sala un totem di legno accoglie la materia vitale rappresentata dalla resina/linfa.

Giuseppe Penone (Garessio di Cuneo, Cuneo, 1947). Sculture di linfa, 2007. installazione, legno, cuoio, resina, marmo di Carrara, collezione MAXXI

MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo
via Guido Reni, 4 A
00196 Roma

Come raggiungere il MAXXI
Metro A fermata Flaminio e tram n.2 fermata Apollodoro
Autobus n. 53, 217, 280, 910
Calcola il percorso

domenica 17 ottobre 2010

MALALUNA, IL ROMANZO DI VINCENZO GALLUZZO: "LA MIA SICILIA, TERRA SANGUIGNA".L'INTERVISTA



17 giugno 2010 - di Giovanni Zambito. Presentato alla Mel Bookstore di Roma "Malaluna" il primo romanzo di Vincenzo Galluzzo (Editore A&B, pagg. 256, € 19,00): protagonista della storia è Antonio Altavilla, avvenente medico di Zagarìa, un paese siciliano a pochi chilometri dal mare, che vive disordinatamente tra donne, stravizi, debiti di gioco e sta portando suo padre, il barone Manfredi Altavilla, alla rovina.
L'intera vicenda, permeata da tradimenti e sotterfugi, si svolge al riparo dagli occhi di tutto il paese, anche perché, come predetto dalla Malaluna, una veggente scambiata per licantropo, Zagarìa si ritrova improvvisamente assediato da una nebbia inimmaginabile, che porterà solo dolore e sofferenza. Dentro la nebbia i personaggi si muovono furtivamente, ciascuno secondo un disegno chiaro e ineluttabile. Fattitaliani.it ha intervistato Vincenzo Galluzzo.

Come mai la Malaluna dopo vent'anni decide di tornare e farsi sentire proprio nella notte di Natale?
In tutto il romanzo c'è la commistione tra religione e superstizione: la Malaluna si fa sentire dopo vent'anni perché sta per accadere qualcosa nel paese che cambierà le sorti di alcune persone e lei cerca di mettere sul chi va là. Questa donna vede al di là delle cose, nell'animo delle persone e le invita con un grido di disperazione a guardarsi dentro e a dire la verità. In realtà, la Malaluna capisce in quel momento che c'è bisogno di rimettere ordine, di fare in modo che questa verità venga fuori e per scuotere le coscienze predice l'arrivo della nebbia a Zagaria che è un po' la nebbia interiore dei personaggi.
Quale personaggio hai accompagnato più volentieri nel suo cambiamento, nella sua evoluzione? Sicuramente il protagonista Antonio Altavilla, un bellissimo medico di trent'anni che vive in una dimensione tutta sua, avvolto in una nebbia sin dalla nascita: degli eventi lo costringeranno ad aprire gli occhi e a vedere e a capire quello che accade nella nebbia della sua esistenza.
In che cosa la Sicilia è esagerata e in che cosa è invece troppo contenuta?
E' esagerata in tutto, non è contenuta in nulla: anche l'omertà è esagerata. La Sicilia è una terra di esagerazione, di sangue nel senso di "sanguigna" e non solo perché si è macchiata del sangue di molti innocenti. E' una terra di forti passioni e sentimenti; come diceva Leonardo Sciascia "la Sicilia è in una dimensione fantastica: come si fa a viverci senza immaginazione?". Secondo me, la Sicilia è una regione a statuto speciale anche dentro e non solo politicamente parlando.
Quant'è importante aver mantenuto e inserito espressioni in lingua siciliana?
Non me lo sono chiesto: quando parlo lo faccio nella maniera in cui scrivo e quando avverto che c'è bisogno in un momento di una parola siciliana la uso: non è studiato ad arte, ma tutto è spontaneo. Nel mio interloquire quotidiano io parlo sia in italiano sia in siciliano, ma in modo tale che l'interlocutore capisce quello che voglio dire.
Zagaria è il corrispettivo della Vigata di Camilleri?
Vigata è il luogo dove sono nato, cioè Porto Empedocle, ma con Zagaria non ha nulla in comune. Io ho vissuto - tranne le estati - tra Agrigento e Catania: ho sentito di scrivere in catanese e di ambientare la vicenda lì, perchè vi si è svolta la parte più importante della mia vita; tutto quello che è accaduto nel romanzo è accaduto nella parte di vita mia catanese. Zagaria è un toponimo inventato che richiama le zagare, un elemento molto importante della regione. Giovanni Zambito.

venerdì 15 ottobre 2010

Giuseppe Modica “Guardare oltre”


Una significativa mostra personale, di circa 20 dipinti ad olio e ad acquarello, realizzati tra il 2005 ed il 2010, per evidenziare l'indagine pittorica del maestro Giuseppe Modica: personalità di rilievo della pittura italiana ed artefice delle più belle visioni mediterranee prodotte dalla cultura figurativa del nostro Paese. Sarà questo l'obiettivo di "Guardare oltre" esposizione organizzata da Forlenza Studio d'Arte di Teramo, a cura della dott.ssa Maria Cristina Ricciardi, che si inaugurerà alle ore 18:00 del prossimo 30 ottobre e che resterà aperta al pubblico fino al 25 novembre 2010 (Lunedì: 17.30 – 19.00; dal martedì al sabato: 10.00-12.30 // 17.30 – 19.30; domenica: chiuso).


Soddisfatto per il grande successo ottenuto in recenti ed importanti personali (Convento del Carmine a Marsala, Museo Nazionale di Palazzo Venezia a Roma, Galleria Civica di Palazzo Loffredo a Potenza ecc.), l'artista siciliano di adozione romana tornerà nel capoluogo abruzzese a quattro anni di distanza dalla sua precedente mostra intitolata "Una stanza in mezzo al mare".

«Le opere presentate al pubblico testimoniano la capacità di mediazione tra l'uomo e il mondo, che quest'artista ha sempre saputo affidare alla propria pittura. Proprio perché "immagine del reale", infatti, i suoi dipinti assumono un profondo valore conoscitivo, materializzando sulla tela il mistero che è dentro le cose della vita e che sembra poter essere svelato solo dall'occhio del pittore-poeta. All'iconografia di Modica va, dunque, il merito di stabilire un linguaggio in grado di parlare "oltre il visibile". Il titolo della mostra, Guardare oltre, nasce proprio dal desiderio di riscattare dalla nebulosità quello spazio esistente tra l'apparire e l'essere, che ha sempre affascinato il pensiero dell'artista» afferma la dott.ssa Maria Cristina Ricciardi.

«Modica - sostiene la curatrice della mostra - non è solo un pittore, perché è pittore nella misura stessa in cui è pensatore e poeta. Grazie alla pratica dell'arte (vocazionale, quotidiana e sentita), alla peculiare sensibilità che lo accompagna e all'alta qualità della sua pittura, egli ci fa comprendere il mistero di questa "zona franca" a metà tra visibile ed invisibile e ci permette di sperimentare la nostra emozione che, grazie al suo lavoro, viene fuori dalla percezione di qualcosa che va di là dalla rappresentazione stessa. In tal senso, le raffigurazioni di Modica consentono di vedere ben oltre ciò che si guarda e rispetto a quanto lui stesso ha percepito con i propri occhi. Si comprende che, in questo tipo di comunicazione visiva, quello che diviene veramente importante è soprattutto il trasmettere la medesima intuizione scandagliata dall'artista a coloro che guardano il quadro. E questo può compiersi solo attraverso la complessa costruzione dell'immagine pittorica. Un'immagine la cui qualità ed il cui esito comunicativo risultano direttamente proporzionali alla profondità della visione del pittore ed alla consapevolezza tecnica della sua mano. Solo così il veduto ed il vedente diventano un'unica cosa: "l'immagine dipinta", straordinaria porta di accesso ad una più grande comprensione della vita e delle sue contraddizioni, luogo di congiunzione tra l'irrazionalità della visione e la razionalità necessaria a "rappresentare". È vero che tutti noi disponiamo di fantasia e di immaginazione, ma bisogna essere veri artisti e veri poeti per compiere questo miracolo: la magia di accrescere la sfera delle capacità conoscitive e di aprire la nostra soggettività ad una più ampia dimensione ontologica».

Giuseppe Modica. Nasce a Mazara del Vallo, Trapani, nel 1953. Studia all'Accademia di Firenze, città dove vive dal 1973, anno delle sue prime due personali in Sicilia, fino al 1986, allorquando si trasferisce a Roma. Nel 1976 la Galleria La Stufa ospita la sua prima personale a Firenze. Del 1982 e 1984 sono le mostre di Firenze che riscuotono l'interesse della critica toscana più accreditata: Santini, Paloscia, Federici, Nicoletti. In questi anni conosce il pittore Bruno Caruso, al quale è ancora oggi legato da stima e amicizia, autore nel 1985 di un significativo saggio per la mostra alla Galleria Incontro d'arte, personale che costituisce il momento di partenza per un dialogo con studiosi che hanno poi soste­nuto il suo lavoro: Dario Micacchi, Enzo Bilardello, Guido Giuffrè e Maurizio Fagiolo dell'Arco che da questo momento si interessa con viva attenzione all'evoluzione della sua ricerca. Nel 1986 espone alla Galleria La Tavolozza di Palermo, e lo scrittore Leonardo Sciascia manifesta interesse e apprezzamento per le sue opere, dedicandogli un lungo intervento sul "Corriere della Sera". Nel 1989 vince la Cattedra di Pittura nelle Accademie di Belle Arti. Nello stesso anno, Vittorio Sgarbi scrive L'ammodicazione del sogno, testo per la personale che egli tiene alla Galleria La Tavolozza di Palermo e alla Jannone di Milano. La critica continua ad occu­parsi di lui, fra gli altri Marcello Venturoli, Sebastiano Grasso, Giorgio Soavi, Claudio Strinati. Del 1991 è la sua prima retrospettiva museale alla Tour Fromage di Aosta su invito di Janus, direttore del prestigioso Museo Internazionale d'Arte Contemporanea, con catalogo edito da Fabbri e testo di Maurizio Fagiolo dell'Arco. Con Alfredo Paglione della Galleria Trentadue di Milano si creano proficua collaborazione e duratura amicizia. Significativo l'incontro, nel 1992, con Antonio Tabucchi autore del racconto Le vacanze di Bernardo Soares che accompagna una cartella di incisioni realizzate da Modica, pubblicate dall'editore Sciardelli di Milano. Nel 1993 espone con una retrospettiva al Palazzo dei Diamanti di Ferrara. Del 1997-98 è l'ampia mostra antologica alla Casa dei Carraresi di Treviso, curata da Marco Goldin con monografia Marsilio. Nel 1999 partecipa alla XIII Quadriennale d'Arte al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Nel 2002 la Città di Mazara del Vallo gli rende omaggio con una mostra antologica a cura di Maurizio Fagiolo dell'Arco, con catalogo Allemandi. Significative sono in questi anni le partecipazioni a manifestazioni nazionali e internazionali. Nel 2004 Claudio Strinati, con il patrocinio del Polo Museale Romano, gli dedica nel Complesso del Vittoriano la mostra retrospettiva "Riflessione" come metafora della pittura. Opere 1989-2003, con catalogo Allemandi. Nello stesso anno il Museo Civico d'Arte Moderna e Contemporanea di Arezzo, a cura di Giovanni Faccenda, gli dedica la retrospettiva Piero ed altri enigmi, incentrata sui rapporti enigmatici e arcani che legano da sempre la sua pittura al sublime magistero pierfrancescano. Nel 2005 la Provincia di Palermo, dedica all'artista, nel Loggiato di San Bartolomeo, a cura di Aldo Gerbino, un'altra rassegna a carattere retrospettivo, intitolata L'enigma del tempo e l'alchimia della luce. Nell'autunno del 2006 espone con la personale Una Stanza in mezzo al mare, curata da M. Cristina Ricciardi, allo studio d'Arte Forlenza di Teramo. Del 2007, promossa dalla Regione Sicilia, è la personale La realtà dell'illusione, a Marsala, Convento del Carmine, a cura di Guido Giuffrè, mostra accompagnata da una prestigiosa monografia. L'anno successivo, a Roma, città in cui egli vive e lavora, tiene una importante personale al Museo Nazionale di Palazzo Venezia. intitolata Roma e la città riflessa, a cura di Claudio Strinati. Seguono altre due significative personali: nel 2009 ad Andria, alla Galleria Le Muse, Blu Modica a cura di Marco di Capua e, nel 2010, a Milano alla Galleria Federico Rui Arte Contemporanea, Metafisica di luce a cura di Gabriele Simongini. Sempre nel 2010, a Potenza, alla Galleria Civica di Palazzo Loffredo, tiene la personale Inseguire la pittura, a cura di Laura Gavioli.

Per maggiori informazioni, scrivere un messaggio e-mail all'indirizzo elettronico partner@dirittidiretti.it.

Foto: Casa di Lorenzo. Gibellina", 2010, olio su tavola 100x140 cm

Giuseppe Modica. Guardare oltre

INAUGURAZIONE: sabato 30 ottobre 2010, ore 18:00

GENERE: Arte contemporanea, personale di pittura

ARTISTA: Giuseppe Modica

ESPOSIZIONE A CURA DI: Maria Cristina Ricciardi

PERIODO: dal 30 ottobre al 25 novembre 2010

SEDE: Forlenza Studio d'Arte, Via Porta Carrese n. 28 - Teramo

ORARIO: Lunedì: 17.30 – 19.00; dal martedì al sabato: 10.00-12.30 // 17.30 – 19.30; domenica: chiuso

INFO: Numero Verde Gratuito 800 910 580 (Ufficio Stampa); 338.3724131 (Galleria Forlenza Studio d'Arte)

vai al sito di Giuseppe Modica

vai all'intervista al maestro Modica su Fattitaliani

martedì 12 ottobre 2010

Alle Scuderie del Quirinale: 1861. I pittori del Risorgimento

La mostra 1861. I pittori del Risorgimento, che si è aperta a Roma, alle Scuderie del Quirinale il 6 ottobre e si chiude nell‟anno che celebra l‟Unità d'Italia, ha come tema il confronto tra la pittura italiana e gli eventi che tra il 1859-1860 (anni in cui si svolsero la Seconda Guerra d‟Indipendenza e la spedizione dei Mille) e il 1861 (anno della proclamazione del Regno d'Italia), hanno determinato la conquista della libertà, dell‟indipendenza e dell‟unità nazionale.


Così accanto ai grandi dipinti dei pittori protagonisti del Risorgimento, opere di dimensioni monumentali che rappresentano l‟epopea bellica nelle sue tappe fondamentali, vengono accostate opere di dimensioni più contenute, che documentano la partecipazione popolare e collettiva all‟ideale risorgimentale.

Il cuore della mostra è rappresentato dalla pittura di battaglie ad opera dei cosiddetti "pittori soldati", lombardi, toscani e napoletani, quali Gerolamo Induno, Eleuterio Pagliano, Federico Faruffini, Michele Cammarano; tutti convinti patrioti, che presero parte in prima persona a molte di quelle battaglie, e ne resero testimonianza attraverso una pittura esatta e fedele agli eventi, mai retorica e sempre attenta ai tanti risvolti umani, naturalmente e tristemente legati alla guerra. L‟altro grande protagonista della pittura di quegli anni, il livornese Giovanni Fattori, capofila dei Macchiaioli, pur non essendo partito come volontario, fu comunque ideologicamente partecipe alle lotte risorgimentali, e si recò spesso sui luoghi degli scontri, per dare alle sue opere il senso drammatico della verità dei fatti.
Del tutto nuova rispetto alla tradizione accademica, questa giovane arte italiana fu rivoluzionaria anche nella forma. Prive di accenti celebrativi, per quanto di committenza pubblica e addirittura reale, destinate a residenze ufficiali quali il Palazzo Reale di Milano, queste opere rappresentano non tanto lo spiegamento di forze, le grandi manovre tattiche, gli alti ranghi, quanto il "dopo", il "dietro le quinte", le retrovie: i semplici soldati, i feriti curati grazie alle prime forme di assistenza (la nascita della Croce Rossa sarà frutto di quelle drammatiche giornate), gli stessi nemici caduti, accomunati all‟esercito piemontese nella tragedia della morte, come si può vedere in due monumentali capolavori quali Assalto a Madonna della Scoperta o Episodio della battaglia di San Martino 1864-1868 di Giovanni Fattori, o La battaglia della Cernaja, opera del 1857 di Gerolamo Induno.

Come sorta di "anticipazione" alla pittura del 1859-1860, nella prima sala espositiva si trovano alcune opere emblematiche, introduttive ai temi della mostra. Gli abitanti di Parga che abbandonano la loro patria di Francesco Hayez, del 1826-1829, in cui l‟artista rievoca l‟abbandono della patria da parte degli abitanti della cittadina greca, durante la lotta di indipendenza dalla dominazione ottomana, una vicenda in cui intellettuali e patrioti italiani videro come uno specchio della storia del loro Paese sottomesso all‟Impero austriaco e, per la prima volta nel genere della pittura storica, un‟opera in cui gli umili divengono protagonisti ed eroi. Non a caso, Giuseppe Mazzini, attento al significato e al messaggio insito nell‟arte, lo giudicò un quadro-manifesto che avrebbe aperto la strada ad una nuova arte nazionale.

Nella stessa sala, a inizio del percorso espositivo, sempre dal popolo vengono altri eroi del passato, visti, in anni "caldi" come quelli intorno al rivoluzionario biennio 1848-1849, come esempi di riscatto e desiderio di libertà: Spartaco, lo schiavo capace di sfidare la stessa Roma, nell‟opera del 1848-1850 del patriota Vincenzo Vela, e Masaniello che chiama il popolo alla rivolta, il pescatore napoletano che a metà Seicento osò guidare il popolo napoletano contro il vicereame spagnolo, nel marmo del veronese Alessandro Puttinati, del 1846.

Mentre il primo piano è dedicato ai dipinti monumentali che illustrano l‟epopea nazionale, dalla guerra di Crimea al 1870, con il coronamento del processo di unificazione e del sogno mazziniano e garibaldino rappresentato, il 20 settembre 1870, dall‟entrata in Roma dell‟esercito regolare italiano attraverso la breccia di Porta Pia (di forte impatto scenografico il grande dipinto di Michele Cammarano dedicato a I bersaglieri alla presa di Porta Pia), salendo al secondo piano delle Scuderie del Quirinale, si incontrano altre tappe fondamentali del percorso risorgimentale, e si entra attraverso una serie di dipinti di formato più ridotto, all‟interno delle coscienze di quanti aderirono al Risorgimento non dal fronte degli scontri ma dagli interni domestici, popolari o borghesi, nelle strade, nelle osterie, nelle famiglie.

Alcune opere ricordano gli episodi salienti delle rivoluzioni del 1848-„49 e i fatti di Roma, Milano, Venezia: da un dipinto dalla forte carica allusiva quale La Meditazione di Francesco Hayez (inedita e drammatica rappresentazione dell‟Italia, che tiene in mano la croce su cui sono impresse in rosso le date delle cinque giornate di Milano), al ritrovato capolavoro di Gerolamo Induno, che fu a Roma con Garibaldi nel 1849, La trasteverina uccisa da una bomba, omaggio al popolo anonimo che muore per un ideale.

Come era già avvenuto per i fatti di Roma, Milano e Venezia tra il 1848 e il 1849, anche l‟epopea dei Mille godette di un grande favore nell‟opinione pubblica mondiale, e fu seguita dalla stampa internazionale, celebrata dagli intellettuali, sostenuta, anche in prima persona, da uomini di cultura e artisti. Tra questi ritroviamo quei pittori che, "in diretta" o poco dopo, ricordarono gli avvenimenti ed i loro protagonisti, e si concentrarono sulla fase della preparazione e sulle aspettative create nel popolo dall‟impresa di Garibaldi, aspettative a volte deluse e ugualmente documentate. Gerolamo Induno nel grande quadro dedicato a La discesa d'Aspromonte, rende un resoconto esatto e grave dello scontro fratricida di Aspromonte, tra l‟esercito di Garibaldi e i soldati italiani.

Nell‟ultima parte della mostra, capolavori tardi di Giovanni Fattori, riuniti insieme per la prima volta, come Lo staffato e Lo scoppio del cassone, denunciano, a ormai molti anni di distanza dall‟Unità d‟Italia, gli orrori della guerra e il sacrificio di tanti, quasi a monito di un nuovo impegno civile e morale: quello di essere, dopo tante sofferenze, finalmente italiani. Queste rappresentazioni forti, tragiche, si alternano ad un gusto elegiaco e crepuscolare, come nei dipinti del siciliano Giuseppe Sciuti o del toscano Odoardo Borrani che sottolineano, con scene che ricordano la partecipazione delle famiglie, delle donne, della gente comune, agli ideali di unità e libertà, che la nascita della nazione Italia è stata veramente la realizzazione dei sogni e delle speranze di un intero popolo.
Come ormai è consuetudine, le Scuderie del Quirinale proporranno una serie di eventi di approfondimento alla mostra: incontri, cinema, concerti.

I Servizi Educativi-Laboratorio d‟arte propongono per i più giovani "Giro d‟Italia", visita e laboratorio per approfondire la storia del Risorgimento. In programma attività per ragazzi dai 7 agli 11 anni tutti i fine settimana (prenotazioni e informazioni: 06.39967500; www.scuderiequirinale.it).

Scuderie del Quirinale
Via XXIV Maggio 16, Roma

Con l’autobus
16-170-36-360-37-38-40-60-61-62-64-70-H

Con la metropolitana
metro A (fermata P.za della Repubblica)
metro B (fermata Cavour)

Bill Viola Per Capodimonte


L'installazione di Bill Viola - presentata negli spazi della Sala Causa del Museo, la cui particolare conformazione architettonica ha sempre garantito effetti di grande suggestione - proporrà sei video di forte incisività, mai presentati a Napoli, tesi a mettere in luce le tematiche più ricorrenti dell'artista americano in una sorta di dialogo a distanza con la sensibilità caravaggesca così diversa.

Al Museo di Capodimonte, dal 30 ottobre 2010 al 23 gennaio 2011, nell'ambito del più ampio progetto Incontri con Caravaggio - che già ha riscosso un notevole successo con gli Itinerari caravaggeschi in città e le performances teatrali a Capodimonte, durante i mesi di luglio e agosto, e che per l'autunno prevede un ciclo di incontri, con personalità di rilevanza internazionale in tutti i campi della cultura, invitate a confrontarsi in maniera originale con la figura del grande maestro lombardo- si inserisce il progetto che ha come protagonista Bill Viola, uno degli artisti contemporanei più significativi nel campo della video arte, chiamato a Napoli per la prima volta, a far dialogare la sua sensibilità contemporanea con l'esperienza caravaggesca, di cui Capodimonte custodisce una delle testimonianze più rilevanti della sua produzione più avanzata, la celebre Flagellazione.

L'artista americano, che è stato fortemente influenzato dall'arte italiana, si è poi orientato verso una profonda riflessione sulla vita e sulla morte, sul dolore e sulla speranza.

Il progetto, si svolge nell'ambito delle manifestazioni per il quarto centenario della morte di Caravaggio, è stato promosso dalla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico, Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Napoli e la realizzazione si è resa possibile per il diretto coinvolgimento della Regione Campania - Assessorato al Turismo e ai Beni Culturali grazie al co-finanziamento dell'Unione Europea POR- FESR Campania 2007-2013;con la collaborazione del Ministero per i Beni e le Attività culturali- Direzione Generale per il paesaggio, le belle arti, l'architettura e l'arte contemporanee; con il supporto di Seda Group, Italcoat Group e Metropolitana di Napo

L'organizzazione è curata da Civita.

Il catalogo è edito da Electa

(Le immagini sono di opere di Bill Viola, non i video della mostra)

lunedì 11 ottobre 2010

Stampe messicane dagli Archivi Kyron: 1972-2004

L'Ambasciata del Messico, in collaborazione con l'Istituto Cervantes di Roma, presenta la mostra "Stampe messicane dagli Archivi Kyron: 1972-2004" dal 13 ottobre al 5 novembre 2010. La mostra si svolge nell'ambito delle celebrazioni del 200° Anniversario dell'Inizio della Lotta d'Indipendenza e del 100° Anniversario della Rivoluzione Messicana. Si compone di una collezione di 82 opere fra litografie e serigrafie, realizzate fra il 1972 ed il 2004 da 24 artisti del calibro di Francisco Toledo, Rufino Tamayo e Raúl Anguiano.

giovedì 7 ottobre 2010

Al Macro: "Sergio Ragalzi: Genetica 2093"

MACRO – Museo d'Arte Contemporanea Roma – fino al 17 ottobre presenta nella sua hall due grandi opere dell'artista italiano Sergio Ragalzi da poco entrate a far parte della collezione del Museo.


Nel 1984, in occasione della prima mostra di Sergio Ragalzi (Torino, 1951), il poeta e critico Emilio Villa, parlava di "dicitura atmosferica", di "atto decisivo" e "ominale", di una "folta relazione feticistica" che accende la figura nei suoi più crepuscolari residui attraverso le poche flessioni di un silenzio spettrificato", e verso una "aristocrazia del feticcio".

Oggi al MACRO queste stesse tensioni sono visibili nei grandi elementi gonfiabili di Genetica 2093, che animano la Hall del museo attraverso una invasione spaziale, umana e umanoide nutrita di senso plastico e di un valore concreto ed estremamente curioso. Queste inattese presenze, accolgono lo spettatore generando un intrigante sistema di opposti, che tra pieni e vuoti, rappresentazione e assenza, immagine e negazione cromatica, volume e segno, invitano a una personale appropriazione dell'opera. Giunti recentemente in comodato ad arricchire la collezione del Museo, gli enormi embrioni neri di Ragalzi amplificano la più minuta identità della vita, la forma da cui si genera lo sviluppo, il segno da cui parte l'evoluzione e da cui ha origine il futuro, confermando la strenua autonomia e originalità della sua ricerca dagli anni '80 giunge a oggi.

La mostra "Sergio Ragalzi: Genetica 2093" è un evento promosso da Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione – Sovraintendenza ai Beni Culturali

MACRO
Via Reggio Emilia 54 Roma
Aperto da martedì a domenica dalle 9 alle 19.
MACROTICKET: MACRO + MACRO Testaccio (ingresso unico) 4.50 € intero, 3.50 € ridotto – valido 7 giorni.
www.macro.roma.museum
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martedì 5 ottobre 2010

"FIUME DI TENEBRA": FATTITALIAN INTERVISTA MASSIMILIANO E PIER PAOLO DI MINO SULL'ULTIMO VOLO DI GABRIELE D'ANNUNZIO

La casa editrice Castelvecchi ha pubblicato il romanzo di Massimiliano e Pier Paolo Di Mino (insieme nella foto) Fiume di tenebra, l'ultimo volo di Gabriele d'Annunzio (pagg. 256, € 16,00) per la ricorrenza del novantennale del cosiddetto "Natale di sangue", quando le truppe regolari del generale Caviglia entrarono nella città irredenta di Fiume per porre fine all'occupazione della città da parte di Gabriele D'Annunzio e dei suoi arditi. Il libro rivisita gli ultimi giorni dell'occupazione della città, oggi croata. Fiume di tenebra prende le mosse da un fatto reale, ossia il fallito attentato a Gabriele D'Annunzio organizzato da un misterioso gruppo di cospiratori interessato a rimuoverlo dal comando che egli detenne su Fiume dal settembre 1919 al dicembre 1920. Fattitaliani ne parla con gli autori Massimiliano e Pier Paolo Di Mino.

domenica 3 ottobre 2010

LUIGI MORETTI ARCHITETTO. Dal razionalismo all'informale


CON FOTOGALLERY. Al MAXXI fino al 28 novembre 2010 LUIGI MORETTI ARCHITETTO. Dal razionalismo all'informale, la cura di Bruno Reichlin e Maristella Casciato La mostra propone una lettura esaustiva dell'opera di Luigi Moretti (1907-1973), figura estroversa di progettista, studioso di vasta cultura e profonda sensibilità, tra i maggiori protagonisti della cultura architettonica del ''900. L'esposizione indaga la sua opera progettuale e l'attività teorica attraverso la ricostruzione degli antefatti culturali e l'analisi di opere e progetti.


La mostra è promossa dal MAXXI Architettura e realizzata dal MAXXI in collaborazione con l'Accademia di Architettura e l'Archivio del Moderno dell'Università della Svizzera italiana e con l'Archivio Centrale dello Stato, ed è frutto di un progetto di ricerca quadriennale promosso dall'Archivio del Moderno. Il progetto di ricerca, coordinato da Bruno Reichlin e Letizia Tedeschi con Annalisa Viati Navone, è stato promosso dall'Archivio del Moderno; per il MAXXI la cura è stata affidata a Maristella Casciato.

Il nucleo centrale è dedicato alle opere di Luigi Moretti, illustrate attraverso disegni, modelli, fotografie d'epoca, in un percorso teso a restituire la loro genesi progettuale e le reciproche interazioni.

La mostra è divisa in otto sezioni: Architetture per il Regime. Registri linguistici per generi architettonici, Percezione cinetica e lettura temporale, Declinazioni della casa dell'Uomo, Residenze collettive. Creare o interpretare un luogo, L'esperienza americana, Modulazioni di struttura e forma, Lo spazio come teatro di sperimentazione, Moretti e "Spazio".

Le sezioni danno testimonianza del carattere altamente intertestuale dell'architettura di Moretti contestualizzandola in una cornice internazionale che ne evidenzia parallelismi, sovrapposizioni o affinità. Vi figurano i momenti fondamentali della sua ricerca intorno all'arte e all'architettura, tra i quali la sua singolare ricezione del Barocco e le originali riflessioni sulla spazialità e sul rapporto tra struttura e forma. Sono inoltre esposte per la prima volta alcune opere provenienti dalla sua collezione, a testimonianza del suo rapporto con artisti quali Carla Accardi, Giuseppe Capogrossi, Gianni Dova, Lucio Fontana, Gino Severini. Luigi Moretti fu anche autore del documentario "Michelangelo" (realizzato con Charles Conrad e insignito del primo premio nella sezione film d'arte della Biennale di Venezia del 1964) e produttore del cortometraggio "Formes du language: unité e pluralité" (regia di Charles Conrad, Gran Premio Bergamo di film d'arte e sull'arte). Questi film saranno proiettati secondo un calendario legato a specifici incontri, mentre in mostra è presentato un montaggio di spezzoni provenienti dall'Istituto Luce, da RAI teche e dall'Archivio Centrale dello Stato.

Una sezione della mostra è dedicata alla rivisitazione in chiave contemporanea di alcune opere romane e milanesi di Moretti, attraverso 20 grandi fotografie in bianco e nero realizzate da Gabriele Basilico appositamente per l'esposizione, che entreranno a far parte delle Collezione di fotografia del MAXXI Architettura. L'allestimento della mostra è affidato all'architetto Aldo Aymonino, Roma.


Luigi Moretti. Figura estroversa di progettista e studioso di vasta cultura e profonda sensibilità Luigi Moretti è stato uno dei protagonisti della cultura architettonica del Novecento. Luigi Walter Moretti nasce a Roma da Maria Giuseppina Moretti e Luigi Rolland. Secondo la testimonianza dei familiari la nascita avvenne il 22 novembre 1906, ma fu registrata soltanto il 2 gennaio 1907. Nel 1925, quattro anni dopo la morte del padre, si iscrive alla Scuola Superiore di Architettura di Roma, dove nel 1930 si laurea con il massimo dei voti e la lode. Fino al 1934 continua a frequentare la Scuola in veste di assistente di Vincenzo Fasolo, e di Gustavo Giovannoni. Già da studente, con l'ingegnere Enrico Vallini, collega di suo padre, progetta numerose palazzine, acquisendo quelle competenze professionali che lo distingueranno nell'attività di direttore dell'ufficio tecnico dell'Opera Nazionale Balilla, ruolo che ricoprirà dal 1933 per volere di Renato Ricci, presidente dell'ente. In alcune opere notevoli, Moretti coniuga abilmente tradizione e modernità alla ricerca di una configurazione formale aderente all'innovativo programma funzionale delle case del Balilla. Sono questi gli anni in cui partecipa ai grandi concorsi promossi dal Regime, da quelli per il palazzo del Littorio (1934 e 1937), alla competizione per la piazza Imperiale all'E42 (1937). Dopo la Liberazione Moretti torna attivo a Milano; con la società Cofimprese progetta ventidue case-albergo, delle quali solo tre saranno costruite; realizza anche il complesso per uffici e abitazioni in corso Italia a Milano (1949-1956), e a Roma la palazzina Il Girasole (1947-1950). Nel 1950 fonda e dirige la rivista "Spazio", dedicata all'architettura e alle arti. Dopo il settimo numero, edito nel 1953, la rivista sospende la pubblicazione. Anche l'omonima galleria Spazio di via Cadore 23 a Roma ha vita breve, dal 1954 al 1955, sufficiente, però, a consolidare i legami con il critico d'arte Michel Tapié, il mondo artistico Autre, soprattutto francese, i giovani pittori romani. L'interesse per la matematica, la logica formale, le discipline scientifiche riemergono durante questi anni con la fondazione nel 1957 dell'IRMOU (Istituto Nazionale di Ricerca Matematica e Operativa per l'Urbanistica) e l'elaborazione della teoria della "Architettura Parametrica", formalizzata e divulgata nel 1960 in occasione della XII Triennale. Il 1960 segna anche l'avvio della progettazione dei quartieri residenziali: l'Incis di Decima a Roma (1960-1965) e il Watergate a Washington negli Stati Uniti, dove giunge come consulente della Società Generale Immobiliare per la quale, contemporaneamente, progetta con Nervi la Torre della Borsa di Montréal. Le sue riflessioni sulla struttura e la sua rappresentazione emergono in molti progetti della metà degli anni sessanta, in cui Moretti propone differenti modulazioni del binomio struttura-forma. Luigi Moretti muore il 14 luglio del 1973.

Luigi Moretti. Razionalismo e trasgressività tra barocco e informale. La mostra è accompagnata da un ampio volume monografico sull'opera di Luigi Moretti, a cura di Bruno Reichlin e Letizia Tedeschi, in cui sono raccolti saggi di specialisti sui temi indagati dalla ricerca e dall'esposizione e le testimonianze di coloro che hanno avuto rapporti di amicizia e collaborazione con l'architetto.

ANNO PUBBLICAZIONE 2010

PREZZO 70,00 EURO

AUTORE Bruno Reichlin , Letizia Tedeschi

PAGINE TOTALI 472

ISBN 978883707575

LINGUA Italiano

COLLANA Cataloghi MAXXI

LEGATURA brossura con alette

FORMATO 24x28

Al volume monografico si affianca una guida, curata da Maristella Casciato e Annalisa Viati Navone, pensata come agile strumento di lettura dei moltissimi materiali esposti. La guida contiene, inoltre, una descrizione degli itinerari alle opere di Moretti, a Roma e nel Lazio, che saranno oggetto di visite guidate in programma durante il periodo espositivo.

La mostra ha il patrocinio dell'Ambasciata di Svizzera e dell'Istituto Svizzero di Roma.

DIDASCALIE IMMAGINI DELLA FOTOGALLERY

01 Luigi Moretti nel suo studio di piazza Santi Apostoli; in primo piano Sfera di C. Falkenstein (Archivio Centrale di Stato di Roma; 02 Luigi Moretti, Casa del Balilla a Trastevere, Roma (particolare della scala interna) foto Gabriele Basilico, 2010; 03 Luigi Moretti, Grattacielo Italia a Milano, foto Gabriele Basilico, 2010; 04 Luigi Moretti, Il Girasole, Roma, foto Gabriele Basilico, 2010; 05 Luigi Moretti, Casa della cooperativa Astrea, via Jenner, Roma, Foto Gabriele Basilico, 2010; 06 Copertina della rivista SPAZIO n. 7, 1953; 07 Mostra di Luigi Moretti al MAXXI, Allestimento A. Aymonino, Foto Simone Cecchetti, 2010, Courtesy Fondazione MAXXI; 08 Mostra di Luigi Moretti al MAXXI, Allestimento A. Aymonino, Foto Simone Cecchetti, 2010, Courtesy Fondazione MAXXI.

GINO DE DOMINICIS: l’Immortale

Prosegue al MAXXI la mostra su Gino De Dominicis curata da Achille Bonito Oliva, che costituisce la prima e più esaustiva retrospettiva dedicata all’artista prematuramente scomparso nel 1998. L’esposizione che percorre gli spazi del museo dall’ingresso fino alla spettacolare Galleria 5, indaga i maggiori nodi tematici e iconografici affrontati dall’artista nel corso della sua ricerca affatto originale e difficilmente inquadrabile in una precisa corrente o movimento.


Grazie alla collaborazione dell’Associazione Amici di Gino De Dominicis, di musei e fondazioni, archivi privati, esperti, gallerie e collezionisti sono oltre 130 le opere esposte legate ai temi dell’immortalità della materia e l’entropia; il rovesciamento prospettico e l’ubiquità; la metamorfosi e l’evoluzione; l’invisibilità; l’antinaturalismo; la sospensione del tempo tra passato remoto e avvenire.

Il tema dell’immortalità, che attraversa come un filo rosso l’intera poetica dell’artista, viene sondato dall’artista attraverso le forme e i materiali più diversi, dalle installazioni di oggetti alla sperimentazione video, dalla fotografia alla pittura e alla scultura. Questo tema porta De Dominicis a sentire il fascino dell’universo infinito rivelato dalle conquiste spaziali o a riscoprire civiltà antiche, come quella sumera, precedenti la razionalità greca del logo occidentale.

Per questo motivo la mostra non è scandita secondo una lineare evoluzione cronologica, ma sulla coesistenza e compresenza delle opere. La comparsa delle opere come delle epifanie lungo il percorso della mostra conferisce massimo valore all’immagine come pensiero, che continuamente si ricrea e si trasforma. Veri e propri cortocircuiti visivi tra opere di contenuto simile ma lontane nel tempo, danno vita a un percorso espositivo circolare e avvolgente che annulla il tempo, almeno quello convenzionale.

Ciascuna sezione della mostra è caratterizzata dalla presenza di opere-cardine, che hanno segnato la
ricerca dell’artista. Ad aprire l’esposizione nel piazzale antistante il MAXXI, Calamita cosmica l’opera più ambiziosa realizzata da De Dominicis. con i suoi 24 metri di lunghezza e la sua asta d’oro di oltre 7 metri, è un vero e proprio monstrum che intrattiene un rapporto con lo spazio ultraterrestre. Fanno da ideale collegamento tra i diversi spazi del percorso di mostra, la risata di D’Io nel corpo delle scale e la serie di opere detta dei “Diavoli”.

Le opere della prima sezione nella Sala Gian Ferrari, attraverso il gioco della tautologia, dell’assurdo e
della metonimia, indaga il legame ambiguo tra visibile e invisibile, tra realtà e immaginazione, tra ciò che è e ciò che potrebbe essere, alla ricerca dei principi fondativi di una nuova Fisica e di una nuova Antropologia (Equilibrio I, Senza titolo (Sbarre violate), Seconda e Terza soluzione d’immortalità, Oggetti e Statue invisibili, Il tempo, lo sbaglio e lo spazio, Mozzarella in carrozza, Opera ubiqua, Ubiquità, L’immortale, l’invisibile e il luogo, Auronia D.D.).

La seconda sezione della mostra nel corpo delle scale, coniuga la forza visionaria delle opere di De Dominicis con la spazialità del museo: le opere emergono dal buio irrazionale dello spazio del museo
non orientabile e infinitamente percorribile, che rafforza il senso a-gravitazionale e onirico del suo lavoro. Con titolo, Senza titolo (la cena), Senza titolo (Lady Diana).

Questo carattere prende compiutamente corpo nella terza sezione, nella Galleria 5, che in un percorso ideale e spettacolare dalle tenebre alla luce, mette in scena la creazione di un’ideale bellezza “altra”, antinaturalistica ed eccentrica; in questa sala vengono infatti esposte le cosiddette Giocondine, che mostrano l’attenta riflessione sulla lezione di Leonardo da Vinci, i Nasi e i ritratti. Opere che raccontano un “oltre” spazio-temporale come Prospettive rovesciate, Pianeti, Ninsun, Urvasi e Gilgamesh, e quelle che ricreano un passato tanto remoto quanto originario e universale: la saga dei Sumeri, i Guerrieri e il ciclo Kali-yuga.

La mostra Gino De Dominicis: l’Immortale si avvale del sostegno dell’Assessorato alla Cultura della Regione Marche che in questo modo partecipa all’apertura del museo MAXXI e rende omaggio a Gino De Dominicis, grande artista nato nelle Marche, contribuendo a valorizzare i protagonisti delle arti visive contemporanee che fanno di questa regione un simbolo di cultura e di creatività.


Gino De Dominicis nasce ad Ancona nel 1947. Studia all’Istituto statale d’arte della città natale e segue i corsi di Architettura presso l’Accademia di Belle Arti di Roma.Nel maggio 1967 espone per la prima volta nella galleria del padre, scultore e arredatore, ad Ancona. Nel 1968, dopo un periodo di viaggi, si stabilisce a Roma, dove entra in contatto con il gruppo di via Brunetti Laboratorio ’70. Nel novembre 1969 De Dominicis presenta nella galleria L’Attico lavori nei quali si interessa alle leggi della Meccanica classica e alla trasmutazione interna della materia scoperta dalla Fisica moderna. Realizza opere che materializzano gesti e azioni “impossibili”, in cui indaga l’ambiguo rapporto tra realtà e immaginazione, tra ciò che è e ciò che potrebbe essere. Nel 1970 pubblica la Lettera sull’immortalità, enunciazione teorica della ricerca dell’artista, incentrata sul tema del tempo e della conquista dell’immortalità fisica, sul confine sottile tra visibile e invisibile. Segue, nella seconda metà degli anni settanta, un’attenta riscoperta della cultura sumera che all’inizio degli anni ottanta guida la svolta verso una concezione pittorica e manuale del fare artistico. Nel 1986 il Museo Nazionale di Capodimonte gli dedica una mostra personale, incentrata sul tema dell’immortalità. Nel 1989-90 seguono le antologiche organizzate alla The Murray and Isabella Rayburn Foundation di New York e dal Centre National d'Art Contemporain Le Magasin di Grenoble. Tra le principali esposizioni internazionali a cui ha preso parte si ricordano: Biennale de Paris (1971, 1973, 1985), Biennale di Venezia (1972, 1978, 1990, 1993, 1997), Documenta a Kassel (1972), Quadriennale Nazionale di Roma (1973, 1992). Nel maggio 1998 ha luogo la sua ultima personale, In pieno Kali-yuga, alla galleria Mazzoli di Modena. Si spegne a Roma il 29 novembre dello stesso anno.

Catalogo. La pubblicazione che accompagna la retrospettiva non sarà solo un catalogo della mostra, ma una vera e propria monografia di riferimento per lo studio e la conoscenza dell’opera dell’artista, per la completezza delle notizie storiche riportate, per il considerevole apparato iconografico, per l’autorevolezza degli interventi affidati a personalità di chiara fama provenienti da diversi ambiti scientifici (Filosofia, Archeologia, Fisica Matematica), al fine di meglio inquadrare e analizzare le molteplici idee, conoscenze, influenze culturali che hanno sotteso l’arte di De Dominicis.

Elenco delle opere in mostra

1. Senza titolo, 1962. matite colorate su carta, cm 95 x 75.

2. Senza titolo, 1962. matite colorate su carta, cm 95 x 75.
3. Donna allo specchio, 1965-66. pastelli a cera e china su carta applicata su tavola, cm 99.8 x 76.5.
4. Esperienze, 1968-69. gesti d'arte di: C. Tacchi, N. Cagnone, R. Mambor, E. Mattiacci, P. Matteucci, J.Kounellis, G. De Dominicis, M. Grottesi, A. Mondino. regia: P. Matteucci e M. Grottesi, fotografia: M.Carbone. 35mm, colore, riversato su supporto digitale bianco e nero, sonoro. durata: 10'. produzione: Egle Cinematografica, Roma.
5. Necrologio, 1969. stampa tipografica su carta, cm 71 x 101. produzione: Galleria L'Attico, Roma.
6. Che cosa c'entra la morte? (Foto ricordo), 1971. fotografia in bianco e nero, cm 41 x 31.
7. Equilibrio 1 (Asta), 1967. ottone, ferro e calamita. asta: cm 298.5 (variabile) x 4. punta: cm 23 x 4
8. Cubo invisibile, 1967. vernice acrilica bianca e cartellino, cm 121 x 121 (lunghezza dei lati)
9. Palla di gomma (caduta da 2 metri) nell'attimo immediatamente precedente il rimbalzo, 1968-69, palla di
gomma rossa, cm 15.
10. Lo zodiaco, 1970. Stampa fotografica su carta (scatto di Claudio Abate), cm 66 x 100. produzione: Galleria
l'Attico, Roma
11. Mozzarella in carrozza, 1968-70. carrozza d'epoca, mozzarella, cartellino.cm 210 x 174 x 360
12. Ubiquità, 1970. due vasi di opalina azzurra, cm 22 x 7 x 7 cad.
13. Tentativo di volo, 1969. 16mm trasferito in video mono, U-MATIC, bianco e nero, sonoro .durata: 2'. Regia:
Ursula Wevers. produzione: Videogalerie Gerry Schum, Hannover, 1970
14. Tentativo di far formare dei quadrati invece che dei cerchi attorno ad un sasso che cade nell'acqua, 1969.
fotografia in bianco e nero, cm 48 x 67
15. Schermo, 1970, fotografia in bianco e nero. cm 39 x 52. fotografia tratta dal video Terza soluzione
d'immortalità (Gino De Dominicis vi guarda)
16. Io sono sicuro che voi siete (e sempre sarete) all'interno o all'esterno di questo triangolo, 1970. nastro
adesivo nero. cm 400 x 400 x 400 (lunghezza di ciascun lato)
17. Come io vedo questo tavolo, questi piatti, questa bottiglia, queste posate, questo bicchiere e questa pianta, 1970. tavolo di legno, piatti di ceramica bianca, coltello e forchetta, bicchiere a calice in vetro, bottiglia,
pianta grassa, cartellino. cm 80 x 90.5 x 78.5
18. D'io, 1971.registrazione audio. durata: 1.59'. Nell'allestimento l'opera Ë accompagnata dal cartellino usato
dall'artista quale invito della mostra omonima: stampa tipografica su cartoncino, cm 10 x 12
19. Immortalità (Foto ricordo), 1971. fotografia in bianco e nero, cm 47 x 70
20. Senza titolo, 1970. tecnica mista su fotografia, cm 13 x 10. in basso a sinistra: De Dominicis
21. Immortalità, 1971. stampa tipografica su carta, cm 100 x 70
22. (Foto ricordo), 1972. Seconda soluzione di immortalità (l'universo Ë immobile), fotografia in bianco e nero
.cm 51 x 63
23. Senza titolo, 1972. stampa litografica su carta, cm 70 x 70. tiratura in 300 esemplari firmati e numerati.
edizione: permariemonti, Roma
24. Senza titolo, 1972-73. Fotografia in bianco e nero, cm 60 x 90
25. Orologio, 1970, pelle, specchio, metallo, cm 23.5 x 3.5 x 0.5
26. Senza titolo (1972-73), olio a spruzzo su tela, cm 220 x 220
27. Ovale perfetto eseguito a mano libera, 1973, inchiostro su carta, cm 20 x 31
28. Videotape, 1974, U-MATIC, mono, bianco e nero, sonoro. durata: 2' 09". regia: Andrea Giorgi, Bill Viola .
produzione: art/tapes/22, Firenze
29. Noi siamo le puntine (Foto ricordo), 1975, fotografia in bianco e nero, cm 39.5 x 26.5
30. Senza titolo, 1977, pietra e asta in ottone. pietra: cm 120 x 120 x 130. asta: cm 460 x 4
31. Il tempo, lo sbaglio, lo spazio, 1969, scheletro umano, pattini a rotelle, scheletro di cane, guinzaglio, asta.
cm 400 x 220 (variabile) x 170
32. Statua, 1979. cappello, sandali in paglia intrecciata, base di legno dipinta di bianco , cm 65 (variabile) x
222.6 x 90
33. Statua, 1979. Cappello in paglia, sandali di in corda e stoffa, filo di nylon, base di compensato dipinta di
bianco. cm 275 (variabile) x 35 x 40
34. Senza titolo, 1980. Acciaio, cm 332,5 x 587 x 4 (variabile)
35. Senza titolo, 1982. tempera su cartone telato, cm 39.5 x 29
36. Con titolo, 1983. smalto su vetro e tavola, cm 30 x 30 (con cornice)
37. Senza titolo, 1985. pastello e grafite su tavola, cm 240 x 165
38. Con titolo, 1984. pastello e grafite su tavola, cm 242 x 162
39. Senza titolo (Testa di donna sumera), 1977. olio su fotografia a colori, cm 125 x 95 x 3 (con cornice)
40. Riproduzione della scultura mesopotamica La signora di Warka. stampa tipografica su carta, cm 20 x 15
41. Con titolo (Sumero), 1985. grafite su tavola, cm 40 x 30
42. Senza titolo, 1985. tempera e gesso su tavola, cm 275 x 215 x 35
43. Senza titolo, 1989. tempera su tavola, cm 24.5 x 16
44. Con titolo (Mostro con erezione), 1996. olio su tela, cm 50 x 50
45. Con titolo (Diavolo rosso), 1996. smalto su tela, cm 52 x 52
46. Senza titolo (Omino con cerchio), 1993. carboncino su tela di lino, cm 50 x 50
47. Senza titolo, 1985. tecnica mista su tavola, cm 209 x 269
48. Senza titolo (1986-89). mina di piombo su formica , cm 28 x 37
49. Senza titolo (Lady Diana), 1985. Smalto, tempera e gesso su tavola, cm 220 x 210 x 60
50. Senza titolo, 1987. tempera e matita su tavola, cm 60 x 50
51. Senza titolo, 1985. tempera e argilla su tavola, cm 253.3 x 163.3 x 35
52. Senza titolo, 1985. tempera e acrilico su tavola, cm 106 x 335 x 8
53. Senza titolo (Figura con mani incrociate), 1985. gessi e tempera su tavola, cm 73 x 36
54. Senza titolo (Autoritratto) (1995). matita e tempera su tavola, cm 32.5 x 28.5
55. Senza titolo, 1994. teca di legno, foglia d'oro, gesso, tempera, cm 290.5 x 80.5 x 31
56. Senza titolo, 1986. teca di legno, foglia d'oro, gesso, tempera, cm 275 x 52 x 28
57. Senza titolo, 1986. teca di legno, foglia d'oro, gesso, tempera, cm 115.5 x 43 x 31
58. L'appuntamento, 1987. matita su tavola, cm 67.2 x 61.2
59. Bit akitn retrospectica per figura ascensionale, 1994. inchiostro su tavola, cm 235 x 57
60. Senza titolo, 1988. matita e tempera su tavola, cm 100 x 80
61. Senza titolo, 1988. tecnica mista su tavola, cm 149.6 x 122 x 7
62. Senza titolo, 1964. matita su carta, cm 73 x 50
63. Senza titolo (Bambino con palloncino), 1965. inchiostro su carta, cm 17,5x 29,5
64. Con titolo, 1984. tecnica mista su tavola, cm 65.5 x 44.5
65. Senza titolo, 1991. olio su tela , cm 50 x 50
66. Senza titolo, 1997. tecnica mista su tavola, cm 40 x 31
67. Paolo Rosa a Venezia nel '72, 1987-88. tecnica mista su tela, cm 106.5 x 106
68. Senza titolo, 1988. tempera e grafite su tavola, cm 102 x 94.5
69. Senza titolo, 1988. tecnica mista su tavola, cm 30 x 30
70. Senza titolo, 1990. grafite su tavola, cm 50 x 50
71. Madonna che ride, 1972. Polaroid, cm 10.8 x 8.5
72. Urvasi e Gilgamesh, 1979-80. grafite e inchiostro su fotografia in bianco e nero , cm 16 x 13
73. Urvasi e Gilgamesh (1983). grafite e inchiostro su fotografia in bianco e nero , cm 12. 5 x 16
74. Senza Titolo (Urvasi e Gilgamesh), 1987. tempera e grafite su tavola, cm 243 x 243
75. Con Titolo (1988-89). olio e foglia d'oro su tavola, cm 80 x 60
76. Senza titolo, 1985 ca. tecnica mista su tavola, cm 60 x 40
77. Senza titolo, 1990. compensato sagomato, vernice acrilica, lastra di vetro, cm 280 x 260 x 45
78. Senza titolo, 1985. tempera su tavola, cm 149 x 125 x 4.5
79. Senza titolo (Silhouette au chapeau), 1988. olio su tavola convessa, cm 68 x 59 x 15
80. Senza titolo, 1988. gesso e foglia d'oro su tavola , cm 117 x 87 x 8
81. Senza titolo, 1988. tecnica mista su tavola, cm 40 x 40
82. Opera viva che deforma il tempo, 1990. tempera e acrilico su tavola, cm 53 x 53
83. Figura a piazza del Popolo, 1989. acrilico su tavola, cm 278 x 214 x 80
84. Senza titolo (Architettura), 1971. inchiostro su cartoncino, cm 11 x 14.5
85. Senza titolo (Prospettiva rovesciata), 1991. grafite su tavola, cm 207 x 207
86. Senza titolo, 1988. smalto e grafite su tavola, cm 40 x 40
87. Con titolo (1989-90). tempera su tavola, cm 100 x 70
88. L'immortale, l'invisibile e il luogo, 1989. sedia di legno modificata e alluminio, cm 100 x 50 x 50
89. Senza titolo, 1989. tecnica mista su tavola, cm 270 x 270
90. Senza titolo (Figura trasparente sul mare), 1988-90. tempera e matita su tavola, cm 200 x 262
91. Senza titolo (Scala), 1990. grafite e tempera su tavola, cm 200 x 200
92. Calamita cosmica, 1989. gesso, polistirolo, resina sintetica, anima in ferro, collante vinilico. cm 870 x 2400 x 630 (variabile)
93. Con titolo (Grande nudo rosso), 1989. smalto su tavola, cm 90 x 145
94. Senza titolo, 1990. grafite su tavola, cm 95 x 135 x 7
95. Senza titolo, 1991. grafite su tavola, cm 214 x 126.5
96. Senza titolo, 1990. tecnica mista su tavola, cm 70 x 35
97. Senza titolo (Regina), 1991. olio su tavola, cm 300 x 200
98. Senza titolo (Nuvole), 1991-94. olio su tavola, cm 79 x 63
99. Senza titolo, 1987/ 1991-92. grafite su tavola, cm 50 x 50
100. Senza Titolo (La vecchia), 1990. olio su tela, cm 50 x 50
101. Senza titolo (Il vecchio), 1992. grafite su tela, cm 70 x 50
102. Senza titolo (Autoritratto), 1989. inchiostro su carta, cm 34 x 29. nel verso: 1989
103. Senza titolo, 1992. (La triste storia del disconoscimento dell'origine, della progressiva banalizzazione e del rovesciamento del senso, ad opera dell'oriente e dell'occidente, dalla comune matrice sumera) (La bellezza femminile, l'immortalità del corpo i capolavori dell'arte).tecnica mista e carboncino su tavola, cm 100 x 60
104. Senza titolo, 1992. pittura muraria e foglia d'ora su tavola, cm 272.4 x 176.5
105. Senza titolo, 1992-93. tecnica mista su cristallo e tamburato, cm 281 x 281 x 7
106. Senza titolo (Totem), 1994. matita e tempera su tavola, cm 254 x 197
107. Senza titolo, 1992-93. tecnica mista su cristallo e tamburato, cm 281 x 281 x 7
108. L'astronave, 1995. anilina su vetro e foglia d'oro su tavola, cm 166.5 x 270
Via Guido Reni 4 A, 00196 Roma - C.F. 10587971002 - uffici Via Pasquale Stanislao Mancini 20, 00196 Roma - Tel: 06.32101838
109. Senza titolo, 1992. carboncino e tempera su tavola , cm 102 x 65. nel verso: De Dominicis
110. Senza titolo (Figura), 1994. tempera, pittura oro e cristallo su tavola, cm 265 x 204
111. Con titolo (Mondo in equilibrio), 1994. tempera e foglia d'oro su tavola, cm 65 x 103. nel verso: 1994
112. Senza titolo, 1994-96. grafite su pirite , cm 5 x 8 x 8.5
113. Senza titolo, 1969. Vetro e tempera, cm 16,5 x 9
114. Senza titolo (Piramide), anni 80. Plexiglass, cm 8 x 9 x 9
115. Senza titolo, 1994. foglia d'oro e tempera su tavola, cm 175 x 157
116. Senza titolo, 1995. acrilico su tela, cm 54 x 54
117. Delfina D.D., 1996. tecnica mista su fotografia montata su tavola, cm 40 x 87
118. Opera ubiqua, 1997. tecnica mista su fotografia montata su tavola, cm 20 x 44
119. Opera ubiqua, 1997. tecnica mista su fotografia montata su tavola, cm 20 x 44
120. Il pittore, 1996. smalto su vetro e tavola, cm 51 x 51
121. Il pittore (Autoritratto), 1996. olio su tavola, cm 56.5 x 56.5
122. Senza titolo (Ninsum), 1995. olio su tela e vetro, cornice in ferro, cm 244 x 120
123. L'antieffimero, 1985. tempera e oro su tavola e vetro, cm 51 x 32
124. Con titolo, 1992. matita su tela, cm 50 x 50
125. Con titolo (Maternità), 1996. smalto e matita su tela, cm 51 x 50.5
126. Senza titolo (1994-95). olio su tavola, cm 98.7 x 78.5
127. Senza titolo (Sfinge), 1997. tecnica mista su tela, cm 100 x 200
128. Senza titolo, 1997. argilla dipinta, parallelepipedo di vetro, base di legno dipinta di nero. scultura: cm 37 x 16 x 18. teca: cm 166 x 39.5 x 39.5
129. Auronia D.D. uscita dal parallelepipedo di vetro, volteggia invisibile nella bacheca, 1997. parallelepipedo di
vetro, base di legno dipinto di nero, cm 199 x 40 x 39.5
130. Con Titolo (Donna sdraiata), 1998. smalto su tavola, cm 104 x 205
131. Ritratto di Nicoletta N., 1997-98. carboncino su tavola. cm 255 x 193
132. Ritratto di Alessandra J., 1997-98. tecnica mista su tela, cm 100 x 100
133. Senza titolo (Ritratto di Johanna B.), 1995. matita su tela, cm 100 x 100
134. Senza titolo, 1997-98. olio su tela, cm 104 x 205
135. Con titolo, 1998. tecnica mista su tela, cm 100 x 80
136. Autoritratto (Cuore rosso), 1998. smalto su tela, cm 100x100
137. L'angelo, 1995, sonoro, bianco e nero, durata 10'17", produzione Mediaset
138. In principio era l'immagine (tratto da), 1999, durata 19'

sabato 2 ottobre 2010

al Macro "Homines" di Mario Ballocco

Per la prima volta in mostra gli "Homines" di Mario Ballocco: entità stilizzate inquietanti, crudeli e disperate che incarnano le dinamiche antropologiche e sociali della nostra quotidianità: l'innamoramento, la conflittualità, la sottomissione, il tradimento, l'impegno culturale e politico e altro ancora La mostra Odissea dell'homo sapiens - a cura di MACRO e CRDAV (Centro Ricerca e Documentazione Arti Visive) in collaborazione con l'Archivio Mario Ballocco e con Paolo Bolpagni, curatore dello stesso, presenta per la prima volta una serie inedita di 51 disegni, perlopiù in bianco e nero, eseguiti alla fine degli anni Quaranta.

Una sorta di "commedia umana" tra il satirico e il grottesco, con punte di amara ironia. Il ciclo fu pensato per un libro poi non realizzato, di cui restano queste tavole straordinarie, che propongono un'analisi sottile e spietata delle dinamiche antropologiche e sociali che stanno alla base del nostro vivere: l'innamoramento, la conflittualità, la sottomissione, il tradimento, l'impegno culturale e politico. Gli Homines di Ballocco sono entità stilizzate inquietanti, crudeli e disperate nei loro enormi occhi vuoti, nelle bocche spalancate a mostrare minacciosamente i denti. L'autore vi mette a nudo le passioni e i moventi più profondi dell'agire delle persone e delle masse, componendo una galleria di ritratti densa di umori sardonici. Si ritrova in quest'Odissea il pessimismo dei grandi moralisti, unito a un'ironia pungente, frutto di lucidità intellettuale e capacità di scavo. E un intenso slancio etico, che si traduce in inclinazione espressionista.

I disegni furono realizzati nel contesto della seconda metà degli anni Quaranta, dopo la fase terribile e traumatica della guerra. Anni in cui Mario Ballocco, all'inquieta ricerca di autenticità e "verità", lascia l'Italia per l'Argentina, dove frequenta Lucio Fontana e tenta strade nuove. Ma rimane estraneo alle istanze del nascente Spazialismo, sviluppando invece l'esigenza di creare un'arte lontana dal tecnicismo, che scaturisca dal "principio interiore", dalla più "ingenua, libera, primordiale natura", "indipendentemente da preoccupazioni di contenuto e di forma". Sono le premesse di "Origine", il gruppo cui Mario Ballocco (tornato nel frattempo in Italia) dà vita a Milano nel 1950. Al sodalizio aderiscono Alberto Burri, Giuseppe Capogrossi ed Ettore Colla, ma l'esperienza si conclude già nei primi mesi del 1951, all'indomani della prima e unica esposizione comune, tenutasi a Roma in via Aurora.

La mostra è completata da una sezione documentaria costituita dagli esemplari dei dodici numeri della rivista "AZ", fondata e diretta da Ballocco a Milano fra il 1949 e il 1952, e inoltre da cataloghi, fotografie d'epoca, missive e altri materiali utili a documentare l'attività dell'autore in quegli anni cruciali, in relazione al vivace contesto culturale e artistico del tempo. Sono in esposizione, tra l'altro, il rarissimo catalogo dell'unica mostra del Gruppo Origine (gennaio 1951), per l'occasione donato al CRDAV dall'Archivio Mario Ballocco, e l'originale di una lettera di Lucio Fontana a Ballocco, datata 12 settembre 1951.

In occasione della mostra, l'Archivio Mario Ballocco dona al MACRO due importanti dipinti emblematici di successivi momenti della produzione del pittore milanese: Reticolo nero - fondo grigio + giallo-arancio (1951) e Alternanza di contrasto (1962), che dal 25 ottobre prossimo saranno esposti nella sezione del Museo dedicata alla collezione permanente. Se il Reticolo è un capolavoro del periodo legato alla travagliata esperienza del Gruppo Origine, Alternanza di contrasto documenta il successivo sviluppo della ricerca di Ballocco in direzione di un'indagine del processo percettivo, all'interno della quale l'opera si pone come trattazione obiettiva di un "problema visivo".

Mario Ballocco (Milano, 1913-2008) è stato un personaggio cruciale nell'arte e nella cultura italiana del Novecento. Fu sperimentatore originale, uomo dai mille interessi, precursore in molti campi: pittore astrattista di grande coerenza, fornì un contributo fondamentale alla diffusione del design e alle indagini sul colore e la percezione visiva. In lui si incontravano in maniera straordinaria le istanze dell'estetica e della scienza, della comunicazione e della didattica, della teoria e della tecnica. Dopo gli studi con Aldo Carpi all'Accademia di Brera, nel 1947 fu in Argentina, a contatto con Lucio Fontana. Fondatore nel 1950 a Milano del Gruppo Origine (cui aderirono anche Alberto Burri, Giuseppe Capogrossi ed Ettore Colla), creò e diresse le riviste "AZ" (dal 1949 al 1952) e "Colore. Estetica e logica" (dal 1957 al 1964). Curò a Milano esposizioni di design ed estetica industriale e una mostra sulla storia della fotografia (rispettivamente nel 1952 e nel 1953 alla Fiera). Del 1958 è invece la "1ª mostra del colore", allestita al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia "Leonardo da Vinci". Ballocco è anche l'inventore della "cromatologia", metodo interdisciplinare per la soluzione di "problemi visivi di interesse collettivo": dal colore delle autoambulanze a quello dei quaderni per gli alunni delle scuole. Suo obiettivo era sconfiggere la monotonia "che ci fa nascere con il bianco, vivere con il grigio e morire con il nero". All'inizio degli anni Settanta Ballocco introdusse la cromatologia come materia di studio all'Accademia di Brera, e successivamente tenne corsi anche alla Carrara di Bergamo e al Politecnico di Milano. Presente due volte alla Biennale di Venezia con personali-omaggio (nel 1970 e nel 1986), sue opere sono conservate in molte importanti collezioni e musei italiani e stranieri.

La mostra "Mario Ballocco: Odissea Dell'homo Sapiens" è promossa da Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione – Sovraintendenza ai Beni Culturali

MACRO
Via Reggio Emilia 54 Roma
Aperto da martedì a domenica dalle 9 alle 19.
MACROTICKET: MACRO + MACRO Testaccio (ingresso unico) 4.50 € intero, 3.50 € ridotto – valido 7 giorni.
*Le tariffe potranno subire variazioni in occasione di eventi speciali o mostre temporanee.
www.macro.roma.museum

grande ottobre al Peggy Guggenheim

In occasione della mostra Adolph Gottlieb. Una retrospettiva il Museo Guggenheimvi invita a quattro appuntamenti di mezz'ora per scoprire la mostra temporanea poco a poco. Ingresso gratuito agli incontri e al museo. Prenotazione obbligatoria al numero 041.2405420 o via e-mail info@guggenheim-venice.it

7 ottobre ore 17.00

Tiziana Migliore, La "cucina" alchemica di Adolph Gottlieb

14 ottobre ore 17.00
Giovanna Zen, Gli ambienti delle opere di Adolph Gottlieb

21 ottobre ore 17.00
Giovanni Bove, Adolph Gottlieb tra pittura e scrittura

28 ottobre ore 17.00
Maria Teresa Dal Bo, I "Burst": turbolenze, scoppi, deflagrazioni

AD ALTA VOCE
Collezione Peggy Guggenheim, 9 ottobre, 12.30
Torna "Ad alta voce", la manifestazione di lettura che porta poeti, scrittori, attori e protagonisti del mondo della cultura e dell'impegno civile, a leggere in pubblico in luoghi insoliti e quotidiani della città. Intervengono al museo veneziano Stefano Benni, Francesco Pannofino, Lucia Poli, Mariella Valentini. Per informazioni: 041.2405415

MOSTRE
Adolph Gottlieb. Una retrospettiva
Collezione Peggy Guggenheim, 4 settembre, 2010 - 9 gennaio, 2011 | web info >>
A cura di Luca Massimo Barbero, la prima antologica in Italia dedicata all'espressionista astratto americano, figura di spicco della Scuola di New York.

Pegeen Vail Guggenheim
Collezione Peggy Guggenheim, 1 ottobre - 22 novembre, 2010
Cinque dipinti di Pegeen Vail Guggenheim, figlia di Peggy, esposti al Museum Cafè in occasione della pubblicazione della prima biografia illustrata dedicata a Pageen.

Peggy and her paintings
Collezione Peggy Guggenheim, 28 luglio - 31 dicembre, 2010
Una serie di fotografie dell'agenzia Farabola che raffigurano una Peggy inedita insieme ai suoi nipoti e alle sue opere.

Peggy Guggenheim. A collection in Venice
Art Gallery of Western Australia, Perth, 9 ottobre 2010 - 31 gennaio, 2011
Una selezione di capolavori della Collezione Peggy Guggenheim esposta per la prima volta in Australia, in occasione di un'importante serie di mostre, Great Collections of the World, organizzata dall'Art Gallery of Western Australia.
Robert Rauschenberg. Gluts
Villa Panza, Varese, 14 ottobre 2010 - 27 febbraio, 2011
38 sculture di Rauschenberg verranno esposte nelle Scuderie e nelle sale di Villa Panza, dopo un tour internazionale che ha coinvolto importanti sedi quali la Collezione Peggy Guggenheim, il museo Tinguely di Basilea e il Guggenheim di Bilbao.

ARTE & ALTA CUCINA A VENEZIA | web info >>
In occasione della mostra dedicata ad Adolph Gottlieb, fino al 9 gennaio 2011 sarà possibile degustare, a pranzo e a cena, il menù "Eatographs" al Ristorante Terrazza Danieli.

Settimana gratuita dei veneziani

Vi anticipiamo che dal 17 al 22 novembre ci sarà lo sconto del 20% sulla prima iscrizione agli Amici della Collezione valida fino al 31/12/2011. Per l'occasione i soci sono invitati a presentare nuovi amici.

Sconto del 20% per i soci sul menu dedicato ad Adolph Gottlieb al Ristorante Terrazza Danieli.

Sei socio? | Iscriviti a GuggenheimBeMe >>

DIDATTICA

Laboratori gratuiti per bambini dai 4 ai 10 anni.
Domenica 3 ottobre ore 15.00
Richard Pousette-Dart: un mondo unico
Domenica 10 ottobre ore 15.00
In equilibrio con Alexander Calder!
Domenica 17 ottobre ore 15.00
Learning English through '900 Artists: Giacomo Balla
Domenica 24 ottobre alle 15.00
Superfici sviluppabili alla Antoine Pevsner: istruzioni per l'uso
Domenica 31 ottobre ore 15.00
Alla scoperta di finestre e lune con David Hare

Info e prenotazioni il venerdì precedente il laboratorio: 041.2405444/401

Peggy Guggenheim Collection
Dorsoduro 701, 30123 Venezia
tel. 041.2405.411