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martedì 25 gennaio 2011

SANREMO 2011, ROBERTO VECCHIONI CON "CHIAMAMI ANCORA AMORE". L'INTERVISTA DI FATTITALIANI: "LA CANZONE D'AUTORE PUò ESSERE ANCHE POPOLARE"

Il Festival della canzone italiana ha avviato da un po' i motori della 61.ma edizione: tanti i nomi di artisti che vi ritornano per l'ennesima volta e quest'anno a Sanremo 2011 anche la canzone d'autore avrà un suo spazio, un suo esimio rappresentante. Stiamo parlando del professore Roberto Vecchioni, che per la seconda volta (la prima risale al 1973 con L'Uomo Che Si Gioca Il Cielo A Dadi) torna a calcare il teatro Ariston con il brano "Chiamami ancora amore" che farà da traino all'omonimo nuovo disco che uscirà a ridosso della manifestazione musicale. Fattitaliani lo ha intervistato e subito ci dice che si sente pronto ad affrontare l'esperienza della gara: "Non patisco questo pensiero di Sanremo, non è vero che ti fa venire il cagotto" ammette.
Ha affermato che va al Festival perché glielo ha chiesto direttamente Morandi e perché sarà un'edizione di qualità: ma non si dice di ogni anno?

Sì, vero: però quest'anno è proprio così. Sono stato già alle prove a sentire qualcosa e quello che ho ascoltato è molto interessante. Non è il solito andazzo sanremese: Al Bano presenta una ballata abbastanza impegnata e diversa dal suo repertorio, la canzone di Patty Pravo è bella e dolcissima; direi che non si punta sull'effetto immediato della canzone ma sulle cose da dire.

Questa sarà la sua seconda partecipazione come cantante al Festival: la prima è stata nel 1973. Com'è cambiato Roberto Vecchioni rispetto ad allora?

Ero uno sprovveduto pur avendo ventinove anni: fino a 7-8 anni prima mi dedicavo solo a scrivere canzoni, e quella fu la mia prima volta come cantante e non ero perfettamente cosciente.

Perché ci torna?

Il pensiero è sempre quello: non si può passare tutta la vita con tutti quelli che già ti conoscono, devi allargarti e Sanremo mi dà la possibilità di farmi sentire anche da gente che finora è stata indifferente verso la canzone d'autore per dimostrare che questa può essere qualcosa anche di popolare.


Ha già scritto per Sanremo due canzoni per la Cinquetti e la Oxa; il suo brano Voglio una donna non è stato da tutti ben compreso. Visto che oggi sembra essere sempre più difficile capire le donne, è così anche nello scrivere loro delle canzoni?

No, è molto più bello scrivere canzoni per loro perché la mia sensibilità è più vicina a quella femminile che a quella maschile, anche se da un po' di tempo ho solo pensato a me e l'ultimo lavoro da autore risale alla collaborazione con Gianna Nannini. Se tornassi a scrivere canzoni per altri, lo farei per una cantante donna.

Per la serata dedicata ai 150 anni dell'Unità d'Italia canterà 'O surdato 'nnammurato: come mai un artista nato in Brianza decide di interpretare un brano in lingua napoletana?

Avrei scelto comunque di cantare una canzone napoletana ed ero indeciso fra Voce 'e notte, Io ti vurria vasa' e 'O surdato nnammorato: questa però è più vicina alla storia d'Italia perché parla di un soldato straccione che come unico bagaglio ha l'amore per la ragazza. Ha detto bene che il napoletano è una lingua, perché Napoli è stata un regno prima della stessa Italia e poi io sono figlio di napoletani.

Si riconosce nella definizione di Ernesto Assante quando dice che lei può permettersi di "frequentare la canzonetta senza perdere lo spirito e la faccia"?

Sì, esiste anche la canzonetta quella cioè che viene buttata là e dura due mesi: però non farei tutta questa differenza fra canzonetta e canzone d'autore, perché a volte quest'ultima risulta molto scadente, mentre la canzonetta può essere una bella canzone.

Quando esce il suo prossimo disco?

Tra un mese in concomitanza con Sanremo, s'intitola come il brano che porto Chiamami ancora amore: sarà un disco di inediti e di canzoni mie d'amore reinterpretate oltre alle cover di Lontano, lontano di Luigi Tenco eHotel Supramonte di De Andrè.

Il disco "InCantus" del 2009 è live: quanto conta per lei questa dimensione?

Il live è una dimensione assolutamente bellissima perché mi trovo benissimo a fare i concerti: rappresenta un attimo un po' più spontaneo anche con i suoi piccoli errori, ed è per un pubblico un po' più istintivo. Anche la dimensione da studio ha ovviamente la sua importanza e d'altronde io quando registro lo faccio come se fosse live.

Fra le canzoni di "InCantus" c'è A Dio, lei ha scritto il libro Scacco a Dio (Einaudi, pagg. 280, € 17,50): a che punto è il gioco, la partita con Dio?

Siamo tra un round e l'altro e stiamo parlando con i secondi e concordando una pace, anche se lui è sempre in vantaggio.

Con quale criterio ha scelto i personaggi di cui parla nel testo?

Intanto perché li amo e poi perché rappresentano figure di ribellione verso quanto un destino sembrava aver già scritto per loro tentando di disegnarlo con le proprie mani.

Tornando alla storia del nostro Paese, secondo lei oggi gli italiani sono consapevoli del destino che li attende?

Secondo me, non ne sono consapevoli. Per definizione gli italiani, soprattutto i maschi italiani, sono un popolo un po' trasandato che va avanti con il motto "domani si vedrà" e non sta a programmare. In fin dei conti, è ottimista.

Un pronostico per Sanremo 2011?

Mi aspetto che io venga conosciuto e soprattutto riconosciuto. Sembrano bravi i giovani, sono avanti e meritano tanto successo. Giovanni Zambito.

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