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venerdì 11 febbraio 2011

Dario Lo Scalzo, esploratore dei nostri tempi, dal mondo della banca internazionale e della finanza passa al social-business. L'intervista di Fattitaliani, I parte

di Alfonso Cacciatore. Un romanziere? un poeta? un reporter? un geniale operatore del mondo bancario? Chi è Dario Lo Scalzo? Forse tutto ciò e qualcos’altro ancora. Personalmente ho imparato a rifuggire dalle definizioni, troppo stringenti, generalmente fuorvianti, incapaci di cogliere quel particolare che fa la differenza. Incontrando Dario, con il quale mi sono intrattenuto volentieri intervistandolo per voi, ho allontanato la tentazione di trovare etichette: ogni vita è singolare, unica, come quella di ogni uomo, di ogni donna, perciò preferisco sia lui a raccontarsi. 


Sono nato circa 8 lustri fa ad Agrigento, forse non per caso. Sono sempre stato una persona molto attiva e dinamica e sin dai primi anni di infanzia ho trovato nello sport una maniera di esprimermi, conoscermi, ritrovarmi e crescere.

Trovo davvero interessante la relazione tra Te e lo sport...

Oggi con certezza posso affermare che lo sport in genere ed in particolare l’atletica leggera siano stati una vera e propria palestra di vita nel mio cammino. L’atletica mi ha preparato alla durezza del vivere, mi ha preparato al sacrificio, allo sforzo ma anche a cogliere la Bellezza di ciò che ci circonda, a godere della gioia della condivisione, al piacere di cogliere il successo legato all’impegno e alla passione, all’onestà, alla correttezza.

Tra i tuoi tanti interessi l’atletica e i suoi valori, mi viene da pensare all’immagine che Paolo di Tarso dà di sé, uno che si allena, gareggia, osa la sfida, si trova nell’arena e corre.

L’atletica mi ha insegnato a competere con il mio “sè” come presupposto di miglioramento e crescita. Oggi è questo che mi conduce nella maratona dell’esistenza: guardarmi dentro, seguire ciò che sento dentro, migliorarmi ed amare ciò che è fuori di me con la convinzione che questo Amore sia contagioso e quindi produca un effetto domino negli altri. Osservo, constato, creo e provo a dare la parte positiva e spontanea della mia persona.

La tua “maratona dell’esistenza” quando ha avuto il suo vero incipit?, ovviamente al di là del giorno della venuta alla luce.

Ho conseguito la laurea in economia e commercio a Palermo e allo stesso tempo ho conseguito un minilaurea in marketing in Francia. Da quel momento è iniziato il mio lungo viaggio. Un viaggio fisico, materiale ma anche interiore e spirituale. Ho iniziato a lavorare presso una nota banca internazionale prima a Milano poi a Parigi e successivamente in altre nazioni dei 5 continenti. Un’esperienza molto formativa, gratificante ed unica per me, alla quale sono molto riconoscente. Infatti al di là della mia crescita professionale, importantissima, in quegli anni ho visto ed osservato, ho conosciuto il mondo e la gente che lo abita. Ho incrociato la diversità e ho comunicato e convissuto con essa. Il magma di una nuova consapevolezza ha cominciato a muoversi dentro me stesso.

Ne parli come se fosse successo qualcosa che ti ha proiettato verso un oltre, verso l’a(A)ltro.

Dopo la prestigiosa esperienza manageriale nel mondo vellutato della banca e della finanza, ho scelto di oltrepassare la boa azzerando, in un certo senso, il contatore per ripartire dal settore del microcredito in America Latina. In quel momento era una giusta combinazione, un giusto mix di competenze professionali acquisite da mettere a disposizione per il social business o comunque per qualcosa che avesse una reale utilità sociale. Durante tutto il mio percorso professionale in banca ho dedicato buona parte del tempo libero alla filantropia, al volontariato in loco ma anche altrove viaggiando per il mondo.

Insomma nulla d’improvviso, dopotutto hai colto “l’eternità dell’attimo”.

Era scattato un “click”, c’era una forza incontrastabile e irreversibile che mi spingeva a fare di più in prima persona per vedere sorridere un bimbo. Nelle mie “vacanze umanitarie” difatti era quello che cercavo ed era quello che mi riempiva totalmente di gioia molto di più per esempio di un riconoscimento professionale. In quel momento storico dunque il settore del microcredito era la strada da intraprendere. Da lì a poco sarebbe nato un altro Dario, quello di oggi, forse un eracliteo per il quale il cambiamento è l’unica cosa permanente del vivere. Nulla è permanente se non il cambiamento.

Così ti sei tuffato tra i poveri e la povertà.

Per quanto riguarda il microcredito, quella esperienza mi ha fatto conoscere un mondo diverso ma anche una povertà diversa rispetto a quella che conoscevo attraverso il mio viaggiare per il pianeta.

Detto per noi: in che cosa consiste il microcredito?

Il microcredito è uno strumento interessante per dare opportunità a chi non le ha quasi per diritto, offre l’occasione di costruire una dignità alla gente senza l’umiliazione e la dipendenza derivanti dall’assistenzialismo; è anche un processo formativo ed educativo, un modello di sviluppo guidato dall’obbiettivo di migliorare le condizioni di vita di altri esseri umani (tali e quali a noi) che vivono di nulla. Ma attenzione non è tutto oro ciò che luccica e bisogna riconoscere anche i limiti di quel sistema che però, grazie a Yunus, nella sua semplicità concettuale, ha rappresentato e rappresenta ancora una vera rivoluzione pacifica ed evolutiva dei nostri tempi.

Quali limiti profila, che rischi corre?

I limiti, a mio avviso, risiedono nel rischio di trasferire volendo o nolendo il modello occidentale in realtà socio-culturali distanti da quel modello. Il rischio potrebbe essere quello di “omogeneizzare” indigeni, indios, tribù “rifilandogli” lentamente il sistema del dio-denaro, sradicando gradualmente le loro tradizioni ed origini.

Cosa fare?

Ogni realtà che sia in Africa, in Asia o in America Latina ha la sua storia e le proprie sfaccettature, difficile ed incorretto cercare soluzioni universali. Di certo se fossi al bivio tra il rischio, a tendere, di snaturare la cultura di un popolo e quello di lasciarlo morire di fame oggi, non avrei dubbi sul da farsi. Altro pericolo all’orizzonte per la micro finanza potrebbe essere quello legato alle sempre più frequenti interferenze del mondo bancario classico che, di fronte alla crisi finanziaria e a mercati saturi, di recente sta famelicamente guardando alle micro realtà, un tempo per fortuna snobbate, ora considerate aree “a potenziale”, dalle quali spera anche lì di trarre profitto. Quello però è un altro capitolo, occorrerebbe dilungarsi per discuterne in profondità.

Ritorniamo a te.

Dopo l’esperienza di microcredito in America centrale, ho cominciato un lungo periodo sabbatico nel quale ho viaggiato per l’America Latina ed il Sudamerica abbinando costantemente viaggio e progetti/collaborazioni nell’umanitario. Poi il ritorno in Occidente, un ritorno spronato dal desiderio di “importare” nel mondo al quale appartengo nuove idee, nuovi stimoli, nuove energie, sensibilizzazione e testimonianza. Oggi insieme a tanto altro sono consulente aziendale e scrittore.

Sì, è ancora fresca di stampa la sua ultima antologia di poesie “L’eternità dell’attimo” (edita da Zona nel gennaio 2011), così come il suo romanzo “La cucina vista dallo scannatoio” (Zona 2010), mentre inizia a maturare qualche anno “Il grido di una cravatta con il nodo stretto”, altra raccolta di poesie (edita da Libroitaliano nel 2008)...
Corrispondente-reporter Dario scrive per “Il Cambiamento” per il quale ha ideato e gestisce la Rubrica “Storie Invisibili”. Ha collaborato con la rivista “Left Avvenimenti”, con il mensile “Il Clandestino con il permesso di soggiorno” e con “Girodivite”. Nei suoi articoli ha trattato diverse tematiche. Ha scritto articoli sulla guerra senza fine in Congo, sul microcredito in America Latina, sul razzismo, sulle pari opportunità, sulla SLA, sui diritti umani, sull’obesità infantile, sull’atletica leggera e i suoi valori, sulla situazione del nostro paese e su curiosità e stranezze dal mondo

Intanto vedo la sua penna “folleggiare”, non ne voglio interrompere il tratto. Ci diamo appuntamento. Presto ci intratterremo di nuovo. 
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Messico, Veracruz, Antonio vive con la sua famiglia in una delle più povere aree rurali di Veracruz. Con il suo primo credito ricevuto da MicroCred ha investito in merce e prodotti per la sua bottega di generi alimentari che aveva creato 5 anni fa. Prima lavorava per le strade offrendo manovalanza con la sua bici. Oggi, al quarto prestito, gira in moto ed ha inoltre creato una ferramenta accanto alla bottega.

1 commento:

  1. Dario, sono felice per tutto ciò che riesci a realizzare.
    E' tanto grande il tuo cuore, sei da elogiare e premiare.
    Un forte esempio per tutti i giovani di oggi.
    Magari si documentassero!!!!!
    Un abbraccio. Grazia

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