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giovedì 10 febbraio 2011

Libri: Cataldo Naro, Sul crinale del mondo moderno. Scritti brevi su cristianesimo e politica, a cura di Massimo Naro

Libri: Cataldo Naro, Sul crinale del mondo moderno. Scritti brevi su cristianesimo e politica, a cura di Massimo Naro, con Prefazione di Agostino Giovagnoli e Postfazione di Nicola Antonetti, Salvatore Sciascia Editore, Caltanissetta - Roma 2011, pagg. 688, € 34,00.
«Il Signore mi fa dono di una grande pace interiore, di una serenità di fondo, che mi stupisce e mi dà forza». Non molto tempo fa scrivevo per Fattitaliani che di mons. Cataldo Naro bastano queste poche parole, a ragione considerate come cuore del suo testamento spirituale, per restituirci l’idea di come vivesse sorpreso dalla bellezza del rapporto con Dio, il quale non abbandona mai l’uomo a se stesso e alle sua complessità. Nello stesso testo continuavo affermando che: «Di certo, mons. Naro non fu esonerato dalla scabrosità dell’umano né da quelle difficoltà che gli offriva l’esercizio leale del suo ministero tuttavia, ebbe una incrollabile fiducia nel Signore e ne approfondì con indescrivibile amore la conoscenza».

Ora quella che sto per presentare, dando ampi stralci della Premessa di Massimo Naro, curatore dell’opera, è una nuova impresa editoriale la quale oltre ad arricchire, con il numero d’ordine 73, la collana «Studi del Centro A. Cammarata» di San Cataldo (CL), compie lo sforzo lodevole di raccogliere saggi storici, studi brevi, articoli, interviste e interventi pubblicati dal Nostro, tra il 1979 e il 2002, dispersi in una notevole mole di pubblicazioni a carattere diverso e dà testimonianza -integrando la fisionomia dagli scritti- dell’attenzione evangelica di Cataldo Naro per l’uomo, la storia, la città.
Il volume raduna poco più di un’ottantina di scritti, distribuiti in quattro sezioni tematiche: «in cui sono raggruppati rispettivamente i saggi e gli studi che vertono sulla storia del movimento cattolico tra Otto e Novecento (alcuni ripresi e trattati unitariamente, da Naro, nel secondo dei tre volumi della sua opera La Chiesa di Caltanissetta tra le due guerre. II. I cattolici nella società: la politica, l’economia e la cultura, del 1991), quelli che illustrano l’intreccio inestricabile tra ispirazione cristiana, formazione ecclesiale e impegno socio-politico realizzatosi in alcune esemplari vicende dell’associazionismo cattolico lungo il corso del XX secolo, gli articoli sull’attualità politica italiana e siciliana che Naro - soprattutto a cavallo degli anni ottanta e novanta - osservava con grande attenzione e commentava con intelligente lucidità, infine gli interventi sulle metamorfosi ecclesiali avvenute dopo il Vaticano II tra l’incalzare della secolarizzazione e le istanze di una nuova evangelizzazione per l’Occidente di antica - ma ormai usurata e svigorita - tradizione cristiana. All’interno di ciascuna sezione, invece, l’ordine diventa tendenzialmente cronologico».
Continua opportunamente il curatore: «Al di là delle tematiche delineate nelle singole sezioni, ciò che accomuna tutti i testi qui raccolti è il tentativo che Cataldo Naro in essi svolgeva per interpretare la tradizione politico-sociale d’ispirazione cattolica che in Sicilia - come nel resto del Paese - fu, durante il Novecento, ricchissima di iniziative e di figure di rilievo. L’attenzione di Naro, spesso, si dedicava alle vicende del Nisseno, non per una provinciale scelta di comodo (gli archivi e le biblioteche immediatamente accessibili, per lui che lì viveva), bensì perché proprio a Caltanissetta avevano avuto luogo due eventi di capitale importanza per la storia del cattolicesimo politico-sociale: il congresso dei consiglieri provinciali e comunali cattolici di Sicilia organizzato da don Luigi Sturzo nel novembre 1902, che gli storici considerano come il punto di partenza dell’avventura che portò il prete calatino a fondare poi, nel 1919, il Partito Popolare; quindi, la prima riunione dei fondatori siciliani della nuova Democrazia Cristiana, all’indomani dello sbarco degli Alleati, nel 1943, presso lo studio dell’avvocato Giuseppe Alessi, il quale - in seguito - sarebbe diventato il primo presidente della regione. 
Questa capacità di intercettare i fatti e i personaggi locali collocandoli però subito all’interno di una cornice più vasta e complessa, permetteva a Naro di superare il localismo e di rivolgersi, senza soluzione di continuità, a scenari più ampi entro cui i frammenti della storia locale venivano da lui valorizzati al massimo, in quanto illuminati di un significato più globale mentre essi stessi lo aiutavano a capire e a spiegare meglio le situazioni più grandi, in un intreccio di nessi reciproci tra particolare e generale che gli permettevano di giungere a una valutazione propriamente storica di ciò che è accaduto e di ciò che continua ad accadere, del passato e del presente. Il suo punto d’osservazione era concreto e particolare, locale appunto, ma il suo sguardo non cessava di spaziare a livello regionale e nazionale, mentre continuamente tornava a concentrarsi sui frammenti, quasi passandoli – così – sotto la lente d’ingrandimento. Egli, del resto, applicava questo metodico pendolarismo polare oltre che al confronto tra figure eminenti e protagonisti minori e tra fatti locali ed eventi regionali o nazionali, anche all’interazione tra fonti storiche private e pubbliche, tra documentazioni ecclesiastiche e statali, tra opzione credente e imparzialità scientifica nella ricerca e nell’analisi, tra ispirazione cristiana e rinuncia alle rivendicazioni confessionali nella vicenda politica di fisionomia sturziana (in cui si possono rintracciare i prodromi di quella «sana laicità» di cui Naro parlava già in un suo testo del 1988 e in un altro del 1994, prospettandola come una laicità non laicisticamente intesa, cioè come una visione della vita e della politica non-clericale ma neppure anti-clericale), soprattutto tra spiritualità e azione, convinto com’era che proprio l’esperienza spirituale aveva costituito la motivazione più radicale dell’attivismo sociale e politico di tante personalità cattoliche, famose o poco note, del Novecento italiano».
Se ogni singolo intervento qui raccolto costituisce come il tassello di un meraviglioso mosaico di quella che fu la cattedra episcopale di mons. Naro, il Duomo di Monreale, è imprescindibile, - a mio sommesso parere -, per una lettura armonica e non unilaterale dell’intero pensiero del presule, cogliere quella che fu la sua visione e relazione con la modernità, cosa dalla quale don Massimo non si esime, infatti, lucidamente, nota nel suo intervento: «Naro reputava il cristianesimo ecclesiale - con le sue varie espressioni associative, formative ed educative - lungi dall’essere incompatibile con la modernità e anzi storicamente efficace nel mediare, in Sicilia come in tutt’Italia, le pur controverse dinamiche della modernizzazione del sistema sociale. D’altra parte, egli considerava la modernità non come una minaccia per il cristianesimo, bensì come un appuntamento da non disertare e come un banco di prova con cui misurarsi con serietà e dedizione».
Nella frase posta ad esergo del volume, si ha non solo la giustificazione del titolo di questa raccolta, ma anche la chiarissima traccia della relazione cristianesimo-modernità nel pensiero dell’intellettuale e pastore Cataldo Naro: «Si tratta di essere sul crinale del rapporto con il mondo moderno, di accettare di questo mondo moderno ciò che permette al cristianesimo di essere più evangelico, ma anche di rifiutare tutto ciò che può comprometterne la radice evangelica».
Dal volume, qualora occorresse ancora farlo, è possibile desumere quanto Cataldo Naro fosse attento al profilo sociale del cattolicesimo italiano, così come alla politica «da lui intesa come fattore importante della storia del cristianesimo ecclesiale in Italia».
Sono convinto, e don Massimo rafforza la mia idea, che le pagine offerte, in questa nuova e benvenuta pubblicazione, sono testimonianza dell’inclinazione dell’Autore a «mettere criticamente in discussione gli esiti della sua ricerca e della sua riflessione, nel confronto cercato e sostenuto con altri studiosi e intellettuali e con altre voci dell’opinione pubblica ecclesiale e sociale» e ciò non solo è esemplare, ma non è da poco, in tempi in cui solipsismi e sterili protagonismi tentano e finiscono per irretire nei loro lacci.
Alfonso Cacciatore

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