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lunedì 2 aprile 2012

MASSIMO VEDOVELLI A FATTITALIANI: "IL GIOVANE IMMIGRATO DI SECONDA GENERAZIONE È LINGUISTICAMENTE IL SOGGETTO PIÙ VICINO AL CITTADINO EUROPEO TIPO". L'INTERVISTA

Massimo Vedovelli è Professore ordinario in Didattica delle lingue moderne presso l'Università per Stranieri di Siena, dove è stato eletto per la prima volta Rettore nel 2004, e poi rieletto all'unanimità per il quadriennio 2008-2012: è componente della Commissione Nazionale per la promozione della cultura italiana all'estero, presieduta dal Ministro per gli Affari Esteri. Per Carocci editore è recentemente uscita la nuova edizione della Guida all'italiano per stranieri (pagg. 280, € 23,00) destinata "agli studenti dei corsi universitari e ai docenti italiani e stranieri di italiano L2. Si basa sull'analisi del Quadro comune europeo per le lingue (il Framework) e della Sfida salutare, gli ultimi grandi documenti di politica linguistica europea". Il prof. Massimo Vedovelli ne ha parlato con Fattitaliani.

Rispetto alla prima edizione del 2002, che cosa è cambiato nell'italiano diffuso fra gli stranieri e nella formazione ad hoc?
La seconda edizione del libro "Guida all'italiano per stranieri" prende in considerazione due elementi di novità rispetto alla prima che risale a 10 anni fa: il primo è costituito dai cambiamenti che hanno interessato la posizione dell'italiano entro il mercato globale delle lingue, l'altra novità è rappresentata da nuovi elementi chesono intervenuti nella politica linguistica comunitaria. I cambiamenti nel mercato globale delle lingue sono dovuti sostanzialmente all'intervento della crisi economico finanziaria globale, che ha inciso sulla possibilità degli individui e delle società di investire nei consumi culturali, e le lingue rientrano fra questi. Già nel 2008 avevamo segnalato il rischio che si stava profilando a causa della prima grande crisi globale per il mercato delle lingue, e i dati successivamente raccolti dal nostro Osservatorio linguistico dell'italiano diffuso fra stranieri e delle lingue immigrati in Italia hanno messo in luce delle tendenze che negli anni si sono confermate.
Che cosa è emerso?
Il primo dato è che alcuni pubblici tradizionalmente forti entro il mercato delle lingue (ad esempio, gli americani) hanno ridotto i propri investimenti nello studio delle lingue straniere; ne sono rimaste particolarmente colpite lingue come il francese, il tedesco, lo stesso spagnolo. L'italiano ha invece resistito, cioè non ha aumentato di molto le proprie posizioni, ma comunque è rimasta ancorata a una solida base costituita dal pubblico tradizionalmente interessato al contatto con l'italiano per il suo legame con una tradizione culturale di tipo intellettuale, e insieme per i valori che da tale base si proiettano sul mondo contemporaneo: valori di gusto e dibuon gusto che caratterizzano i prodotti del nostro sistema economico. In altri termini, la lingua italiana si è ricavata una nicchia di tipo valoriale che le ha permesso di non cedere troppe posizioni in una situazione in cui si sono affacciate nuove lingue, diventate oggetto di grande attenzione in quanto lingue straniere sia per la rilevanza dei paesi di riferimento, sia per le risorse che questi paesi hanno messo in campo per la loro diffusione internazionale. Tra queste lingue citiamo come esemplare il cinese. L'altro elemento di novità intervenuto in questi dieci anni è un documento prodotto dalla commissione europea intitolato "Il multilinguismo: una sfida salutare". In tale documento le istituzioni comunitarie fanno una scelta piena della identità plurilingue della cittadinanza europea. Ogni cittadino europeo per essere tale deve essere in grado di padroneggiare almeno tre lingue: la povera lingua originaria (la L1, la lingua 'materna'), una lingua di grandecomunicazione internazionale, da usare appunto con funzione comunicativa strumentale; una terza lingua da scegliere con funzione valoriale, la cosiddetta 'lingua adottiva'. Il libro "Guida all'italiano per stranieri" nella sua edizione del 2011 cerca di dare conto analiticamente dei legami fra i due piani che abbiamo qui sinteticamente ricordato.
Di che cosa particolarmente necessitano a livello linguistico gli immigrati di seconda generazione a differenza dei propri genitori?
Le seconde generazioni di immigrati stranieri in Italia necessitano innanzitutto di una corretta considerazione dal punto di vista della loro identità linguistica e più in generale culturale. Si tratta di uno sforzo che devono fare le istituzioni e la società italiane per non rischiare di perdere l'occasione notevolissima costituita da un soggetto sociale che sempre di più andrà a caratterizzare l'identità complessiva della nostra struttura sociale. Così, se dovessi pensare a chi è in Italia il vero 'cittadino europeo tipo' dal punto di vista linguistico, e se dovessi tenere presenti le indicazioni date dal documento "Una sfida salutare", appare evidente che è proprio il giovane immigrato di seconda generazione il soggetto più vicino linguisticamente al cittadino europeo tipo. Infatti, il giovane immigrato di seconda generazione conosce dopo la lingua d'origine familiare, la lingua italianao comunque gli idiomi che costituiscono lo spazio linguistico della propria vita quotidiana in Italia (italiano, dialetti), e infine conosce una lingua straniera che gli viene almeno insegnata a scuola. Questo significa anche che proprio gli immigrati di seconda generazione sono i portatori di un patrimonio linguistico aggiuntivo rispetto a quello tradizionale italiano che, se preso in considerazione e valorizzato, rappresenta uno strumento importante entro i processi di internazionalizzazione del nostro paese e del suo sistema economico. Le lingue dei potenziali mercati per la nostra economia sono, infatti, già presenti nel patrimonio linguistico d'origine dei giovani di seconda generazione. Soprattutto la scuola dovrebbe puntare a mantenere vivo il patrimonio linguistico d'origine, patrimonio che potrebbe utilmente essere anche messo a disposizione degli altri giovani di origine familiare italiana. Il plurilinguismo è un valore in sé, e va coltivato per la crescita personale e collettiva che ne deriva.
È sempre appropriata la didattica che si mette in pratica nelle classi plurilingue? quale deve essere l'atteggiamento mentale con cui partire?
Se le istituzioni e la società italiane cambieranno atteggiamento nei confronti delle lingue degli altri sarà possibile mettere in atto una appropriata didattica linguistica avente come obiettivo la formazione dei cittadini europei, che, lo ripeto, dovrebbero essere intrinsecamente plurilingue. Nella scuola italiana sono ormai moltissime le sperimentazioni, e comunque le azioni che hanno lo scopo di integrare gli alunni di origine straniera tenendo presente anche la loro diversa origine linguistica e non soltanto la dimensione generalmente culturale della loro identità. Nella scuola va superata una visione che riproponga una visione monolinguistica nel rapporto con le lingue straniere: non esiste solo l'inglese, ogni lingua straniera che entra nelle classi può essere pretesto e oggetto per un percorso di arricchimento condiviso delle facoltà simboliche, delle capacità espressive. Mi sembra che soprattutto negli ultimi anni la scuola si stia muovendo in modo molto netto e interessante in questa direzione. L'auspicio è che l'intera società italiana cambi 'atteggiamento mentale' nei confronti delle lingue degli altri: è noto infatti che gli italiani conoscono pochissimo le lingue straniere, e questa mancanza non è più sostenibile dal nostro paese. Più conosceremo le lingue degli altri, più saremo in grado di competere entro i processi di internazionalizzazione a livello sociale, culturale, economico produttivo.
La sua università coordina e valuta le attività previste per il rilascio della Certificazione Ditals: il titolo che possibilità lavorative offre? è spendibile anche all'estero?
L'Università per stranieri di Siena è specializzata nella formazione delle figure professionali impegnate nella gestione del contatto fra la lingua italiana e le altre lingue: insegnanti, valutatori della competenza linguistica, autori di materiali didattici ecc. La Certificazione Ditals è uno strumento importantissimo per la qualificazione e il perfezionamento di coloro che intendono operare in questo settore. Si tratta di un settore molto promettente dal punto di vista delle opportunità lavorative, sia in Italia che soprattutto all'estero. Indipendentemente dai riconoscimenti legali dei titoli di studio, infatti, il valore di una attestazione dipende dalla qualità dell'offerta formativa dell'ente che rilascia tale attestazione: a livello europeo si va sempre di più verso la integrazione dei sistemi dell'alta formazione. Fino ad oggi infatti nessun titolo di studio è automaticamente riconosciuto in nessun paese europeo; il nostro auspicio è che la normativa comunitaria permetta una reale integrazione che gioverebbe in modo particolare a quei titoli di studio, come la Certificazione Ditals, che hanno una forte potenzialità di spendibilità in contesto internazionale. Più in generale la materia spingere verso una riflessione sulle competenze che devono avere i docenti nel momento in cui operano in un nuovo quadro globale, caratterizzato dal ruolo sempre più spiccato delle nuove tecnologie anche didattiche, dalla mobilità internazionale degli studenti e dei docenti, dalla possibilità di accesso generalizzato alle fonti informative diverse da quelle tradizionali. Si tratta di definire allora un nuovo profilo di docente di lingua straniera, e al suo interno del docente di lingua italiana come lingua straniera: io preferisco comunque parlare di un docente e più in generale di un professionista capace di gestire i complessi e sempre nuovi processi di contatto fra le lingue e fra le culture. Si tratta di una situazione che forse mai si era presentata con tanta ampiezza come oggi nel mondo globale: una situazione che impone cambiamenti fortissimi a tutti i soggetti che operano nel settore della formazione. Giovanni Zambito.
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