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mercoledì 18 aprile 2012

PIERANGELA DIADORI PRESENTA A FATTITALIANI IL VOLUME "MANUALE DI DIDATTICA DELL'ITALIANO L2", GUERRA EDIZIONI: L'INTERVISTA

Oggi nelle nostre scuole i docenti si trovano ad operare in una pluralità multiculturale e plurilinguistica: cresce dunque il desiderio di formazione su come insegnare l'italiano come seconda lingua. Tanti i fattori da considerare nel processo di apprendimento/insegnamento:  attori e luoghi (tipi di pubblici, istituzioni e altre agenzie formative dedicate all'insegnamento e alla diffusione della lingua italiana a stranieri), oggetto dell'insegnamento (la lingua), metodi e tecniche (modelli operativi, comunicazione e gestione della classe, verifica, valutazione, certificazione). Per venire incontro a tali esigenze, nel 2009 Guerra edizioni ha pubblicato il "Manuale di didattica dell'italiano L2" (pagg. 296, € 18,50) scritto da Massimo Palermo, Donatella Troncarelli e Pierangela Diadori intervistata da Fattitaliani.

Prof.ssa Diadori, con gli altri due autori c'è stata una netta suddivisione dei lavori e degli argomenti?
Abbiamo progettato insieme il volume dal titolo "Manuale di didattica dell'italiano L2", pubblicato dall'editore Guerra, anche se ciascuno di noi ne ha realizzata fisicamente solo una parte: Massimo Palermo si è occupato della dimensione più prettamente linguistica rispecchiata nei capitoli 6, 7 e 8 (la riflessione grammaticale sull'italiano, le competenze linguistiche in relazione al Quadro comune europeo di riferimento, questioni di norma e uso), Donatella Troncarelli ha realizzato i capitoli 3 e 4 (sull'italiano come lingua di origine all'estero e come lingua di contatto in contesto migratorio in Italia), il capitolo 5 (che offre una sintesi dei concetti di fondo sull'apprendimento di una lingua non materna) e il capitolo 9 (sulla progettazione e la programmazione didattica). Io ho invece scritto i capitoli 1 e 2 (sull'italiano come lingua straniera fuori d'Italia e come lingua seconda in Italia), i capitoli 10 e 11 (dedicati ai modelli operativi e all'interazione in classe) e il capitolo 12, che parla di verifica, (auto) valutazione, certificazione delle competenze linguistiche e didattiche e si conclude con una panoramica sui più recenti documenti europei di politica linguistica su questo tema.
In base a quale effettiva e contingente necessità un volume del genere va costantemente aggiornato o rivisto?
Ci sono aspetti che vanno aggiornati in relazione ai cambiamenti sociali in corso. I primi quattro capitoli, per esempio, si occupano di descrivere le varie realtà in cui si manifesta la domanda di italiano da parte di apprendenti stranieri, spesso legata al mutare delle motivazioni allo studio, dell'offerta formativa, delle norme locali sul lavoro e la scuola ecc. Si pensi per esempio all'effetto che ha avuto in Italia il recente decreto ministeriale (del 4.6.2010), in base al quale i cittadini extracomunitari di età superiore a 14 anni che chiedono il rilascio del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo devono dimostrare di essere in possesso almeno di un livello di conoscenza A2 della lingua italiana. Analogamente, fuori d'Italia, influiscono sulla domanda di italiano la presenza o il ritiro di imprese italiane sul territorio, l'introduzione o la soppressione dei corsi di italiano presso i dipartimenti universitari ecc. L'ultimo capitolo, invece, va aggiornato in merito ai documenti europei in materia di multilinguismo e promozione dell'apprendimento delle lingue straniere, che vengono prodotti dal Consiglio d'Europa o altri organismi comunitari a ritmo costante. Dal 2009 ad oggi, per esempio, sono stati diffuse nel 2011 le nuove linee-guida in vista del programma Horizon 2020 - The Framework programme for research and Innovation, che prevede specifiche azioni in ambito educativo. Infine, i capitoli centrali, dedicati agli aspetti linguistici e metodologici, possono essere aggiornati in base a nuove ricerche di settore.
Secondo un'indagine recente, lo studio dell'italiano all'estero non ha perso colpi rispetto ad altre lingue: come vede lei la promozione da parte dell'Italia della nostra lingua negli altri paesi?
Un ruolo importante delle istituzioni italiane, fra cui rientrano le Università specializzate come l'Università per Stranieri di Siena in cui insegno da trent'anni, secondo me è quello di ascoltare, osservare e rispondere ai bisogni degli studenti, dei docenti e delle istituzioni che si rivolgono a noi con esigenze specifiche nell'ambito del contatto linguistico e culturale. Sono loro che ci fanno toccare con mano il fenomeno della costante seppur diversificata e mutevole presenza e richiesta di italiano nel mondo. Naturalmente i Ministeri (Esteri, Istruzione Università e Ricerca, Beni e Attività Culturali, Lavoro e Politiche sociali, Sviluppo economico, Turismo ecc.) dovrebbero fare la loro parte, ma soprattutto dovrebbero lavorare in maniera più coordinata fra loro e con noi.
Un buon docente di Italiano L2 che cosa deve conoscere o capire degli apprendenti cui dovrà insegnare?
Questa domanda fa riferimento alle conoscenze teoriche e alle competenze operative dei docenti di lingue, su cui il dibattito è ancora aperto. Nelle prove di esame DITALS di II livello abbiamo deciso di testare la capacità dei candidati di: a) analizzare e integrare dei materiali didattici esistenti; b) analizzare un testo, didattizzarlo in base a determinati destinatari, progettare un intervento in classe; c) dimostrare la conoscenza di principi teorici fondamentali che rimandano a discipline come la linguistica italiana, la sociolinguistica, la didattica delle lingue moderne, le specificità dell'acquisizione dell'italiano come lingua non materna; l'uso delle tecnologie applicate all'insegnamento, la mediazione e la pragmatica interculturale; d) le competenze orali in riferimento alla capacità di fornire spiegazioni e dare istruzioni a un determinato gruppo di apprendenti. Sono in corso ricerche europee in questo campo: io per esempio partecipo ad un progetto di ricerca internazionale finanziato dalla Comunità Europea (EPG - European Profiling Grid) che nel 2013 dovrebbe portare alla diffusione di una griglia di riferimento per i docenti di lingue europei, con scale di descrittori tipo quelle del Quadro comune europeo di riferimento per le lingue (http://www.epg-project.eu/).
Ci può dare qualche esempio di "foreigner talk"?
Posso riportare qualche esempio di "foreigner-talk/teacher-talk" tratto dalla banca dati che sto raccogliendo da vari anni (CLODIS - Corpus di Lingua Orale dei Docenti di Italiano per Stranieri) e che comprende brani videoregistrati di interazioni in classi di italiano L2 in Italia e all'estero, con focus sul parlato dei docenti. Questo esempio è riferito a un corso per immigrati adulti a Ovada, in provincia di Alessandria. Ci sono alcuni simboli che servono per trascrivere il parlato (le lettere maiuscole per indicare il tono di voce più alto, il + per indicare le pause ecc.) ma anche dalla lettura si nota il modo in cui il docente adatta il suo parlato ai propri interlocutori stranieri: è appunto questo il "foreigner/teacher talk".
I docenti di oggi sono abbastanza consapevoli di un'adeguata preparazione per insegnare l'Italiano come L2? quali sono gli errori più comuni in cui si cade?
Penso proprio di sì. Lo dimostra la crescente richiesta di corsi di formazione in questo campo sia in Italia che all'estero. Dall'analisi delle videoregistrazioni contenute nella banca dati CLODIS emergono alcuni casi problematici, per esempio quando il docente parla troppo a lungo, lasciando poco spazio all'interazione con gli studenti e degli studenti fra loro; oppure fornisce spiegazioni inadeguate o lacunose, soprattutto se non è a conoscenza delle caratteristiche della lingua madre degli studenti o delle altre lingue presenti nel loro repertorio; o non riesce ad adattare il proprio modo di esprimersi alle conoscenze linguistiche della classe; o organizza il suo intervento seguendo più il manuale che gli interessi e i bisogni comunicativi dei destinatari, per non parlare dei casi in cui i problemi che insorgono sono di tipo interculturale.
Prima o poi anche nelle scuole pubbliche si darà il giusto peso alle certificazioni come Ditals?
Mi auguro di sì, e non solo per gli insegnanti di discipline linguistiche, ma per tutti i docenti che oggi in Italia si confrontano con classi plurilingui e pluriculturali. Mi permetta tuttavia di concludere con alcuni dati statistici che contribuiscono a confermare un trend sicuramente positivo in questo senso, determinato in Italia anche da una nuova consapevolezza degli uffici scolastici regionali e di alcuni dirigenti, oltre che dei docenti stessi. Dal grafico riportato sotto (contenuto nell'ultimo volume della serie "La DITALS risponde 8", del 2012), risulta che i candidati DITALS sono in crescita esponenziale, quasi 2000 solo nel 2011. Molti di loro sono giovani laureati italiani o insegnanti in servizio nelle scuole primarie e secondarie italiane. Sostenere un esame di Certificazione come la DITALS (ma altri esami analoghi sono offerti anche dalle Università di Perugia e Venezia) significa impegnarsi a fondo nello studio e nella pratica riflessiva che collega la teoria all'esperienza in classe. Molti sono anche coloro che frequentano corsi post lauream specifici sulla didattica dell'italiano L2 (Master, Scuola di Specializzazione, corsi di perfezionamento), con un impegno ancora più gravoso in termini di tempo e denaro. Sono segnali in controtendenza, in un momento di crisi globale come quella attuale, che depongono a favore della voglia di crescere professionalmente di tante persone e anche di fare meglio il proprio lavoro. Giovanni Zambito.


















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Pierangela Diadori (www.siena-art.com/Diadori) è Professore Associato in Didattica delle Lingue Moderne (L/LIN02) e Direttore del Centro di Ricerca e Servizio DITALS - Certificazione di Competenza in Didattica dell'Italiano per Stranieri dell'Università per Stranieri di Siena, dove insegna "Didattica dell'italiano L2"e "Teoria e tecnica della traduzione" nei corsi di laurea triennale e magistrale. Coordina il modulo "italiano all'estero" nella Scuola di Specializzazione in didattica dell'italiano L2 ed è membro della Scuola di Dottorato. Dal 2007 presiede il Master DITALS e nel 2009-10 ha diretto il Master in "Progettazione editoriale per l'italiano L2". E' autrice di numerosi saggi, fra cui L'italiano televisivo (1994), Senza parole. 100 gesti dell'italiano (1999), Manuale di didattica dell'italiano L2 (con Massimo Palermo e Donatella Troncarelli, 2009), Cinema e didattica dell'italiano L2 (con Paola Micheli, 2010).

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