Se si vuole trasformare la propria vita professionale, reinventare una carriera, cercare o cambiare lavoro la lettura di "Crea il lavoro che vuoi" di Lucia Giovannini (Sperling & Kupfer) potrebbe dare qualche prezioso suggerimento; l'ebook costa 1,99 euro (Scarica qui gratis il 1° capitolo e l'eserciziario). Fattitaliani ha intervistato l'autrice.
Di questi tempi un titolo così
sembra quasi provocatorio... qualcuno potrebbe subito pensare "ad
avercelo un lavoro" oppure "grazie a Dio ce l'ho".
Il
titolo è volutamente provocatorio perché in realtà è proprio in questi
momenti che occorre smettere di fare le stesse cose (che non posson
portarci che i soliti vecchi risultati) e iniziare a fare azioni nuove.
Per fare azioni nuove occorre pensare in modo nuovo, out of ohe box,
fuori dal nostro modo abitudinario, fuori dalle nostre sicurezze. E
spesso non si tratta nemmeno di cambiare lavoro (se l'abbiamo) ma di
trovare un modo per amare di più quello che facciamo. Quando ami ciò
che fai, non ti sembra nemmeno di lavorare. Continui a farlo non tanto
per i soldi, o per i risultati, ma perché stare in quell'ambiente,
occuparti di quelle cose, ti dà piacere.
Passiamo
gran parte della nostra vita al lavoro: se siamo demotivati, delusi,
annoiati, arrabbiati stiamo perdendo una parte importante di noi stessi.
E se invece stiamo cercando lavoro, se ci aspettiamo di trovare il
nostro lavoro ideale già confezionato, avremo buone probabilità di non
trovarlo mai. Il lavoro ideale va creato, così come molte cose nella
vita.
Facile passare da una mentalità che vede il lavoro più come una concessione che come una propria costruzione?
Non
dico che sia sempre facile ma con i tempi che corrono, è
necessario. La maggior parte delle persone non trova il proprio impiego
ideale non perché non abbia abbastanza informazioni sul mondo
lavorativo, ma perché non ha abbastanza informazioni sul proprio mondo
interiore.
Creare il lavoro ideale,
infatti, richiede un'approfondita conoscenza di se stessi. Quando
abbiamo una buona conoscenza di noi stessi siamo più resistenti allo
stress, più focalizzati, ci è più facile capire cosa vogliamo veramente
e per quali motivi. E ci è più facile trovare il nostro posto nel
mondo professionale.
Quindi, che fare?
Per
passare alla mentalità del lavoro come costruzione ci sono 3 domande
principali: la prima domanda da farsi è cosa mi appassiona? cosa farei
anche se non fossi pagato? la seconda è in cosa sono bravo? (o quali
capacità posso sviluppare); la terza: di cosa hanno bisogno i miei
clienti o potenziali clienti? quali sono i problemi che il mio
prodotto/ servizio può aiutare a risolvere? Il nostro lavoro ideale si
trova all'intersezione di queste 3 risposte!
Quale idea c'è alla base di una professione quando questa non ti soddisfa appieno?
Quando
si trovano a vagliare il proprio lavoro molte persone pensano che
l'aspetto finanziario sia il valore principale. Quello che ci spinge a
lavorare per dieci ore di fila e quello che serve a motivare i
collaboratori. Quello da tenere in maggiore considerazione nella ricerca
di un lavoro e quello che ci renderà felici. E così finiscono per non
tenere in considerazione più i bisogni materiali che quelli emotivi.
E
così si pongono la domanda: come posso guadagnare di più? Mi servono X
euro al mese, quale lavoro me li può dare? Come posso aumentare il mio
fatturato? oppure che cosa posso prendere da questo lavoro / cliente /
situazione?
Non sto dicendo che il
lato economico non sia importante, ovviamente abbiamo bisogno di
guadagnare per vivere e soddisfare tutte le nostre necessità, ma, come
spiego più approfonditamente nel mio libro Mi merito il meglio,
questa è una trappola pericolosa. Il rischio è di mettere al primo
posto un valore illusorio che non ci farà felici. E in più
molto probabilmente ci ritroveremo a lottare nel mercato in mezzo ad
altri milioni di persone che si stanno facendo la stessa domanda.
Se
vogliamo creare sia soddisfazione personale che ricchezza e abbondanza
duratura occorre trasformare il prendere in dare e il ricavare valore
in aggiungere valore. Per creare business di successo occorre infatti
aggiungere valore alla vita delle persone.
È identificando le opportunità per aggiungere valore alla vita degli altri che si crea prosperità e vera soddisfazione.
Nel
2007, quando erano studenti della Rhode Island School of Design, Joe
Gebbia e Brian Chesky sapevano che in città ci sarebbe stata presto una
conferenza sul design molto importante, ma che tutte le camere
d'albergo nelle vicinanze erano state prenotate. E così comperarono due
materassi gonfiabili e affittarono per qualche notte il loro
appartamento a un paio di sconosciuti che avrebbero partecipato
all'evento.
Ben presto i due amici
si resero conto di quanto trovare alloggio a basso costo e/o guadagnare
qualche soldo extra affittando lo spazio in più in casa fosse un
bisogno di tantissime persone. Al duo si unì Nathan Blecharczyk, un
esperto programmatore, e fu così che nacque Airbnb che offre sul web
ogni tipo di sistemazione – da appartamenti a isole private – in oltre
26.000 città in 192 Paesi. La loro community è composta da utenti
appassionati e desiderosi di esplorare e arricchire il mondo attraverso
la condivisione dei propri spazi. E nel 2011 è stata valutata un
bilione di dollari! (Sì, non un milione ma un bilione!)
Quando
l'approccio al tuo lavoro deriva dalla domanda: «Quale valore posso
aggiungere qui?» le persone (clienti, datori di lavoro, colleghi) lo
percepiscono. E il tuo servizio sarà così unico che non ti dovrai più
preoccupare della guerra dei prezzi, della concorrenza o di non avere
clienti. Non solo, tu stesso sarai più felice e soddisfatto del tuo
lavoro.
Si potrebbe se non cambiare lavoro modificare il nostro stato d'animo o la nostra predisposizione mentale?
Tre
persone erano al lavoro in un cantiere edile. Avevano lo stesso
compito, ma quando fu loro chiesto che cosa stavano facendo, le risposte
furono diverse. «Taglio pietre», rispose annoiato il primo. «Mi
guadagno da vivere», disse seccato il secondo. «Partecipo
alla costruzione di una cattedrale», affermò fiero il terzo. Tutti i
cambiamenti veri devono partire dall'interno. Se il nostro lavoro non ci
rende felici, non occorre per forza cambiarlo.
Tuttavia,
il lavoro occupa la maggior parte della nostra vita e questo ci lascia
solo due scelte per essere felici: o facciamo della nostra passione il
nostro lavoro oppure troviamo passione in ciò che facciamo.
E per farlo il primo passo è trovare il nostro scopo in ciò che facciamo.
Visto
che passiamo un terzo della nostra vita al lavoro, è attraverso il
nostro lavoro che possiamo dare il nostro contributo al mondo, usare i
nostri talenti. Conoscere il proprio scopo ci dà la direzione da
seguire. Il nostro grande «perché» diventerà un faro che
guiderà e allineerà ogni nostra azione, ogni scelta, ogni interazione
della nostra vita lavorativa. E se credi che sia necessario essere
scienziati, scrittori, medici o artisti per vivere il proprio lavoro
come una vocazione, ti sbagli.
Ho
un'amica che ha un'impresa di pulizie. Si sveglia tutte le mattine
all'alba. Si spacca la schiena tra stracci e polvere. Eppure ogni volta
che entra in un ufficio per pulirlo sa che sta facendo qualcosa che
rende migliore la vita di qualcuno. Ed è felice. E, guarda caso, la sua
piccola azienda famigliare va a gonfie vele anche in un momento di
crisi. Giovanni Zambito.© Riproduzione riservata
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