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venerdì 15 febbraio 2013

Casta Diva, Laura Valente interpreta le arie di Maria Callas. L'intervista di Fattitaliani: "Meglio ispirarsi a chi ha fatto meglio di noi"

“Ben sette Maria Callas per un nuovo spettacolo dedicato ad una delle icone più conosciute del mondo della musica e non solo in scena al Teatro Italia di Roma fino al 17 febbraio 2013: il regista Alessandro Sena, autore anche del testo, mette in scena il suo personale punto di vista sulla vita di questa grande artista attraverso una mise en scene sui momenti più intensi della “divina” per eccellenza. Tutti i personaggi femminili interpretano un unico ruolo, quello della Callas, seppur con intenzioni e stati d’animo diversi. Molti i temi ricorrenti che nello spettacolo vengono raccontati attraverso la danza, il canto e la recitazione, elementi scelti dal regista come unica voce nel narrare una vita trascorsa fra successi e delusioni. 

Ci sono i rapporti conflittuali con la madre e la sorella, l’amore per Meneghini, la passione per Onassis, l’affetto del pubblico, i viaggi, il rapporto con la religione, i contrasti con la stampa e le infinite lettere, parte importante della vita di Maria Callas e poi l’amara solitudine e la disperazione degli ultimi anni. A guidare questa straordinaria vita, raccontata in prima persona attraverso ricordi e aspettative, in modo sinuoso ma anche crudele sarà il destino interpretato dal ballerino coreografo Andre De La Roche (Guarda l'intervista) mentre Laura Valente, oltre a cantare dal vivo le più belle arie della Callas, si cimenta in una naturale recitazione. Fattitaliani l'ha intervistata.
È la prima volta che recito nella mia vita - ci dice - e mi piace talmente tanto che forse da grande farò proprio l'attrice (ride, ndr).
Come ti stai trovando?
Il mio è un percorso iniziato tre anni fa con Sena; è la terza volta che lavoro con lui, mentre con Andrè la seconda: sono dei professionisti esagerati dai quali sto apprendendo tantissimo. Sono dunque grata al destino che in questo periodo mi sta facendo vivere questa esperienza.
Che rapporto hai col destino?
Penso che il destino sia nelle nostre mani e questo comporta un'attenzione a ciò che ti succede, possiamo imparare subito dai segni che s'incontrano per la strada: se riusciamo a coglierli arriveremo alla migliore conoscenza di noi stessi e quindi a una possibile comprensione di questa vita.
Come hai preso l'idea di interpretare le arie di un'artista come Maria Callas?
È stata la prima vera diva, la prima artista di cui i giornali si sono terribilmente occupati...
Terribilmente...?
I giornali possono anche devastare un'esistenza che si muove già su un equilibrio così fragile, in bilico fra la vita privata e l'arte, un equilibrio di per sé precario.
Tu e la tua famiglia al contrario vi mostrate poco in pubblico...
A noi la vita piace viverla, non esporla: ci viene naturale. Certo, se andassimo a fare le vacanze a Porto Cervo ci sarebbero le foto sui giornali.
Oggi come si fa a diventare divi?
È difficile, ci vorrebbero ottomila situazioni che s'incastrino fra loro. Oggi c'è meno spazio per fenomeni di divismo perché l'avvento del web ha reso tutto più facile e più fruibile. Un divo, invece, è fatto anche di mistero: non c'è più quella allure che rendeva inavvicinabile, anche noir - se vogliamo - una vita travagliata e piena di scandali. Oggi la vera trasgressione è la normalità, dunque io sono molto trasgressiva nella mia normalità. E poi neanche i divi stessi decidono di esserlo: il divismo è lo scettro che ti dà il pubblico.
Pensi di tanto in tanto di tornare a incidere dischi? come vedi l'attuale mondo discografico?
Non lo vedo più: il web ha migliorato la nostra vita - sono una progressista mica una conservatrice - però le case discografiche non hanno fatto tutti i passi giusti per tutelare se stesse e gli artisti. Una volta che si può scaricare la musica i cd non si comprano più e quindi gli autori e gli artisti non possono guadagnare, di conseguenza le nostre menti migliori non vi si dedicano più. Lo stesso Sanremo, meraviglioso spettacolo televisivo, musicalmente è insufficiente a rappresentare i migliori artisti che abbiamo in Italia.
Torniamo a "Casta Diva"...
È uno spettacolo cui tengo molto: c'è una profusione di sforzi e sensibilità artistiche meravigliose, a partire da Andrè e dalle sue trasposizioni in movimenti dell'anima di Maria Callas. Io canto e la interpreto anche dando la mia emotività. Gli abiti disegnati da Lucia Palmas per le sette "dive" sono tutti uguali con una grande bocca rossa a rappresentare l'anima nera, un concetto molto spirituale che muove tutto lo spettacolo. Si cerca di evocare per raccogliere quella scia luminosa che la Callas ha lasciato e che può illuminare il destino di cui si parlava prima. Meglio ispirarsi ad alti esempi, a quelli più bravi di noi e che hanno fatto meglio di noi. Giovanni Zambito.
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