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domenica 13 ottobre 2013

Fattitaliani all'Opera: La clemenza di Tito al Teatro La Monnaie di Bruxelles. La recensione

Le trasposizioni del teatro belga ci stanno abituando a un modo diverso nell'avvicinarci ai classici il cui linguaggio - di pari passo a scenografia e costumi - risulta moderno e l'ambientazione traslata ai tempi di oggi.
Accade anche per l'opera: ed è così che "La clemenza di Tito" di Mozart - Libretto di Caterino Mazzolà, tolto dal dramma di Pietro Metastasio - (trama e cast) in scena al Teatro La Monnaie di Bruxelles fino al 26 ottobre si svolge scenograficamente ai giorni nostri con tanto di oggetti tipici dell'epoca in cui viviamo (tablet, agenda, cellulari, acqua San Pellegrino). La regia di Ivo van Hove dell'insieme, cantato in italiano con i sottotitoli in francese e fiammingo, sotto la direzione musicale di Ludovic Morlot, fa il resto.
Il regista, infatti, ha aggiunto un'ulteriore puntualizzazione sui fatti che vengono narrati e soprattutto su come gli artisti li raccontano: un grande schermo proietta in primo piano gli interpreti (con le loro espressioni) e gli oggetti (con il loro significato). L'inizio, dunque, con una scenografia che non ti aspetti da una storia del 79 d.C., prepara lo spettatore a vivere un'esperienza diversa.
L'effetto filmico comincia sin dalle prime note con un lungo primo piano dell'imperatore Tito Vespasiano (l'affascinante tenore Kurt Streit) - accompagnato nei leggeri e silenziosi movimenti - a sottolineare subito chi è il protagonista e come lo stesso viso sarà essenziale nei risvolti del finale. Viene visto attraverso gli occhi della telecamera e del pubblico mentre consulta un'agenda, riflette sul da farsi, e quando il personaggio entra attivamente in scena ecco spuntare un coro a dargli solennità... Accanto a lui, uomo di potere con look rigorosamente nero, c'è Publio, prefetto del pretorio (il basso Alex Esposito) - oggi potrebbe essere il segretario particolare o il portavoce ufficiale - che s'intrattiene al telefonino. 
Il libretto dà immediatamente impronta e levatura a Tito quand'egli definisce la generosità "del più sublime soglio l'unico frutto" e affida alla vicenda il ruolo di cantarne onore e virtù...
Un effetto speciale - la discesa in campo di una squadra pseudo-Csi intenta a scoprire il colpevole dell'incendio al Campidoglio e dell'attentato alla vita di Tito - poteva essere evitato: ha dato un'eccessiva teatralità al tutto già messo alla prova dalla rielaborazione di cui sopra.
Le inquadrature proiettate sullo schermo in più passaggi avranno forse distratto lo spettatore e fatto torcere al naso ai melomani più tradizionali, ma alla fine hanno avuto un loro perché: il confronto duro e pieno di pathos fra Tito e Sesto (il soprano Anna Bonitatibus), l'amico traditore, è ben valorizzato dai primi piani così come il tormento dell'imperatore sul firmare o no la condanna a morte, il senso di colpa di Vitellia (il soprano Véronique Gens), ideatrice del tradimento, e la decisione clemente di Tito, il quale - tutti assolvendo e tutto obliando - interpellando il cielo dichiara pubblicamente: "Se all'impero, amici Dei, / necessario è un cor severo, / o togliete a me l'impero, / o a me date un altro cor". Giovanni Zambito.


Théâtre La Monnaie


La Clemenza di Tito

Wolfgang Amadeus Mozart

Opera seria in due atti, KV.621
Libretto di Caterino Mazzolà, tolto dal dramma di Pietro Metastasio
Création Nationaltheater, Prag, 6/9/1791

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