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martedì 8 ottobre 2013

Il passaggio, l’eco di un teatro occupato al Teatro Millelire di Roma: Fattitaliani intervista Antonio Diana, autore, regista e interprete

Da stasera fino a domenica 13 ottobre al Teatro Millelire di Roma è in scena la prima nazionale de Il passaggio, l’eco di un teatro occupato, la nuova commedia musicale scritta e diretta da Antonio Diana; la prima delle tre produzioni proposte da Madrearte teatro e Dea in scena per la stagione teatrale del teatro diretto da Lorenzo de Feo e Antonio Lupi.
Lo spettacolo è l’eco di un teatro occupato e ritrae la storia di quattro attori di una compagnia teatrale stabile che occupano, in segno di protesta, il loro storico teatro destinato a chiudere per permettere la costruzione di un parco commerciale. Nascono così alcuni personaggi e scene che sfiorano vari generi e stili teatrali. Emergono storie personali come in una eterna confessione, facendo venire a galla questioni attuali come droga, omofobia, rapporto genitori-figli e legalità.

Antonio Diana mette in scena con Mariano Riccio, Mario Piana, Arianna Luzi Individui intrappolati in un limbo a tratti reale e a tratti immaginario, che sembra sia terreno che di un'altra dimensione. Uomini che si preparano inconsapevolmente ad un passaggio; persone al bivio dell’essere e dell’essenza, ad un passo dal passaggio dalla vita alla morte e dalla morte alla vita, raccontano storie, come in una eterna confessione, spinti dal luogo e dalla condizione in cui si trovano, attraversando mutamenti di stato e di condizioni, passando da un periodo all’altro del loro vissuto.
Argomenti che si incatenano ai personaggi in un contesto a tratti brillante che spinge la rappresentazione dal comico al drammatico in maniera radicale, ponendo e imponendo diversi stati d’animo e condizioni in cui per ognuno avverrà un passaggio diverso, ma per tutti un eguale rinascita. Fattitaliani ha intervistato Antonio Diana  
Concepire e scrivere uno spettacolo del genere (com)porta un buona dose di sofferenza con sé?
 C'è sempre qualcosa di vissuto in ciò che scrivo che con una spinta viscerale viene fuori nel testo e nella costruzione registica; e se non sono esperienze vissute in prima persona, sono quelle a cui sono particolarmente sensibile e con cui la fonte creativa si amplifica.

Le riflessioni dei quattro attori in scena in generale quale situazione attuale rispecchiano?
Purtroppo non è raro oggi sentire di un teatro che chiude, spesso bisogna cedere alle questioni burocratiche, amministrative e gestionali. In questo caso, si combatte contro la prepotenza e l'ingiustizia: un'istituzione che cede l'area dove è ubicato lo spazio teatrale in questione, per la costruzione di un parco commerciale, un'organizzazione malavitosa farà di tutto per manda via gli attori-fondatori per interessi sugli appalti di costruzione. Questa è la storia che lega il tutto ma che alla fine è un pretesto che fa emergere tante questioni sia del vissuto personale che di personaggi di spettacoli che hanno vissuto o vivranno. Temi come l'omofobia, che emerge dalla storia di una ragazza lesbica in lotta con il pregiudizio del suo paese e dal contrasto con la sua famiglia; ed ancora questioni su droga e legalità. Non mancano dei riferimenti storici teatrali, dove prendono vita e dialogano personaggi come "Andromaca", "Medea", "Marcantonio", "Mirandolina", "Iago", ... un discorso che unisce secoli e secoli di teatro e autori, da Euripide a Shakepspeare, da Molière a Pirandello.

Che si prova a livello professionale interpretare un attore come personaggio? c'è un effetto di maggiore straniamento di se stessi rispetto ad altri ruoli?
E' sicuramente un'esperienza particolare quella di interpretare il ruolo di un "attore" ma la difficoltà riscontrata e per la quale c'è voluto un maggior lavoro di preparazione è stata quella di passare in modo radicale da un personaggio all'altro, attraverso vari stili e metodi sia di recitazione che di azione. Lo spettacolo racchiude dei momenti da "commedia" ed altri da "teatro fisico".

Che tipo di riflessione vorrebbe trasmettere al pubblico che vedrà lo spettacolo? Sono innumerevoli le riflessioni che trovano spunto, ci sono tematiche sociali, culturali ed esistenziali che prevalgono molto. Citiamo nello spettacolo il poeta Newiller [...è tempo che l'arte trovi altre forme per comunicare in un universo in cui tutto è comunicazione. Ci vuole un altro sguardo per dare senso a ciò che barbaramente muore ogni giorno omologandosi...]. Queste sono le frasi che hanno ispirato in partenza "Il passaggio", dove il teatro viene esaltato, difeso, ricordato e guidato; e mostra come poter illudere lo spettatore, con un finale del tutto a sorpresa che metterà in discussione la finzione, la realtà e la verità. Giovanni Zambito.


Il passaggio
Scritto e diretto da Antonio Diana
con Antonio Diana, Mariano Riccio, Mario Piana, Arianna Luzi
musiche originali Lino Cannavacciuolo e Mariano Bellopede
assistente alla regia: Gabriele Mangion

al Millelire

www.millelire.org - 0639751063 – 3332911132

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