Lo scrittore armeno Vasken Berberian vive tra Atene e Torino, e parla correntemente greco, inglese e italiano, lingua in cui scrive. Affermato regista televisivo, ha già pubblicato per Sperling & Kupfer Come sabbia nel vento (con Sonia Raule). Con la stessa casa editrice martedì 8 ottobre uscirà nelle librerie Sotto un cielo indifferente (pagg. 492, € 18,90) con cui si conferma una delle voci più forti e autentiche della letteratura armena in Italia. Al centro della narrazione c'è "Mikael,
adolescente geniale e ribelle degli anni Cinquanta", la cui storia si snoda dalle calli di Venezia alla Grecia dei primi del Novecento e alla Russia
dei gulag: Vasken Berberian ci racconta con sensibilità rara una trama sottile
di emozioni, ricordi e vite sospese, sullo sfondo incantato e struggente
del Mediterraneo e i mari glaciali della lontana Siberia. E, al tempo
stesso, ci regala una narrazione potente dipingendo un
secolo di Storia: Fattitaliani lo ha intervistato.
Un altro libro, un'altra storia... un altro viaggio?
Ogni libro è un altro viaggio in tutti i sensi, poi l'uscita di questo coincide con degli eventi che mi hanno scosso particolarmente a livello personale.
Italia, Grecia, Armenia, Canada, Russia: come concatenare luoghi a condizioni che rappresentano anche stati d'animo?
I paesi sono irrilevanti, fanno solo di contesto: ognuno di noi, a prescindere da dove vive, non è altro che un essere umano... ama, odia, soffre e gioisce; poi il popolo armeno è noto per essere nomade un po' per volontà ma anche per costrizione.
Nella tua esperienza di scrittore ambientazione e storia nascono di pari passo?
Sì, il contesto ispira la storia e viceversa: questo
è un romanzo storico, ero obbligato, in un certo senso, a seguire i
miei protagonisti, dove i grandi eventi li hanno portati forgiando i loro caratteri e trasformandoli fino a diventare un'altra cosa.
Perché hai scelto gli anni Cinquanta come cornice temporale?
Il collegio di Venezia Moorat-Raphael che racconto nel romanzo, è stato
glorioso negli anni Cinquanta. Molti filosofi, scrittori, teologi,
alcuni ancora in vita, sono gli ex allievi di quel collegio e di
quell'epoca. Le testimonianze di un alunno, un'intervista lunga tre ore, mi
ha aiutato a ricostruire fedelmente gli anni '50 veneziani.
Il cielo a cui ti riferisci nel titolo verso chi è indifferente?
Il cielo, a volte, sembra essere indifferente verso ognuno di noi.
Capita a tutti di trascorrere un periodo difficile della nostra vita
mentre il cielo rimane impassibile a guardarci dall'alto. Questa non è
una storia triste, la speranza arriva alla fine, come conferma la
fascetta scritta dalla Arslan (videointervista di Fattitaliani): una travolgente storia armena di passione e
riscatto.
L'infanzia del protagonista ha tanto della tua personale?
La storia non è autobiografica... certo
i paesi che descrivo, fuorché l'Armenia e la Siberia, sono paesi in cui
ho vissuto e conosco bene. Ho voluto rendere omaggio al mio popolo con
una storia che, spero, potrà coinvolgere tutti, a prescindere dall'età e
dalla nazionalità. Giovanni Zambito.
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