Dopo lo
straordinario successo avuto nelle repliche passate il 24 gennaio al Teatro Brancaccino di Roma va in scena lo
spettacolo “Un Fulmine a Ciel Sereno”. Paolo Macedonio, solo sulla
scena, racconta la sua vita. Detta così
può sembrare un’assurdità. Ma è esattamente quanto accade in questo strano
spettacolo. Allora, si dirà, Paolo Macedonio ha avuto una vita rocambolesca, ha
lottato con i ribelli in Chapas, ha spacciato crack in locali equivoci del
Bronx, ha fatto, insomma, qualcosa di straordinario che valga la pena
raccontare. No. Paolo Macedonio è un ragazzo agrigentino che voleva fare
l’attore. Anzi, nemmeno quello. È un ragazzo agrigentino e basta. Ha un padre
ansioso e medico che lo aspetta sveglio tutte le notti, una nonna che lo adora,
amici sufficientemente “coglioni” e nullafacenti da rendergli la vita allegra.
E perde il suo tempo a girare in macchina a chiacchierare fino alle sei del
mattino.
Finché un giorno qualcuno gli fa scoprire di avere un talento e lo spinge
a partire per Roma. Ma “Come un fulmine
a ciel sereno” è molto più del racconto (esilarante) di questa vita normale.
Paolo Macedonio ci trascina con sé e “diventa” di volta in volta tutti i
personaggi che incrocia nella sua strada, suo padre, sua nonna, sua madre, i
quattro amici, Gigi, Punturello, le zie Tota, Fina e Rosa, il maresciallo Pona,
Michele Guardì, Massimo Giletti, nonché i miti della sua infanzia, Rambo, Al
Pacino, Joe Pesci, che interagiscono con il “vero” Macedonio come se fossero
tutti sul palco. La vita è quello che ti succede mentre sei impegnato in altri
progetti, diceva John Lennon. Questo spettacolo dimostra che aveva
perfettamente ragione. Fattitaliani ha intervistato Paolo Macedonio.
Facile per un agrigentino spostarsi anche fisicamente e lasciare la propria città?
Per quelli di Toronto è un attimo, a Osaka hanno tutta una serie di
impedimenti , infatti non si spostano mai. a Ulan Bator devono prima
fare un corso di sei settimane, per uno di Agrigento è terribile, devi
preparare la valigia di cartone, la coppola, una serie di prefiche con
velo nero alla stazione, disperate. In treno canti "vitti na
crozza" (ride, ndr). La capacità di capire che la vita è tutta un
viaggio non risiede nel CAP di provenienza. Il primo giorno di Roma è
stato meraviglioso. Questa è la città più bella del mondo e io ci abito.
meglio di così?
Il regista Gaetano Aronica è un altro artista che si è "mosso" dalla Sicilia: su che cosa vi siete ritrovati affini lavorando insieme?Il Rock, vedere prima dei soldi gli esseri umani, sognare un mondo migliore, l'arte che ha più forza di cambiamento e di rivoluzione interiore di qualunque legge, i nostri padri, i suoi bambini adorabili, San Leone dove riecheggiano le nostre migliori risate da ragazzi.
Ogni tanto t'immagini un'altra tua probabile vita se non avessi lasciato la tua isola? Come sarebbe andata...?Quello che sono è la Sicilia, non ho mai lasciato la Sicilia. La mia vita è questa e non ce ne sarebbe stata un'altra. Io sono uno che rifarebbe tutto quello che ha fatto senza cambiare niente. Ho amato ogni attimo della mia vita e vivo col cuore colmo di gratitudine verso quest'esercito di amici che mi hanno amato e riscaldato. Mi dolgo solo di non essermi interessato di politica, lasciando che vi approdassero i peggiori, io come tanti della mia generazione.
Un altro passo importante che hai fatto è stato passare al teatro... Più difficile della tv, vero? che cosa ti sta dando come artista e persona?In realtà non mi sono sentito neanche un istante televisivo, il primo giorno che ho incontrato la tv, ho provato un rifiuto totale. Tutto finto, tutto condizionato da politica, chiesa, finanza, annullamento del pensiero. La tv dovrebbe amplificare quello che di meraviglioso accade affinché altri uomini possano emulare ciò che di straordinario qualcuno ha fatto, o pensato, o creato, ho scoperto, uomini d'arte, di pensiero, di scienza, uomini laboriosi. Invece... solo scarti e marionette. Il teatro invece è l'elevazione. La libertà di essere sinceri. Attraverso le vicende di un altro tu non ti senti più solo: capisci che allora non capita solo a te. Sei seduto e vedi che un altro soffre e gioisce delle tue stesse cose e allora pensi bene e scopri il senso della vita e sorridi e allora tutto si illumina. Questo è cultura ed evoluzione di un popolo. Colgo l'occasione per inchinarmi di fronte a tutti coloro che scelgono questo maltrattato teatro al posto di quell'orribile macchina ovatta cervelli che è la tv. Un grazie alla mia aiuto regia Moira Angelastri.
Quando torni ad Agrigento in che cosa è cambiato il tuo rapporto con i tuoi luoghi d'infanzia?Niente. Agrigento è il luogo dove ho vissuto con la mia famiglia, dove sono nato, dov'è nato il mio sogno, dove ho visto nascere il mio coautore Alberto lo Porto. Non cambia nulla e ti assicuro che quelli che cambiano sono dei complessati perché dentro si nasce e si muore in un modo, tutti sono sempre coerenti al proprio dna, solo che camuffano, mettono maschere. Ad Agrigento c'è il profumo dei miei nonni e dei miei amici. La Sicilia ha il volto della donna che ha illuminato la mia vita ..ciao Coca! Giovanni Zambito.
Il regista Gaetano Aronica è un altro artista che si è "mosso" dalla Sicilia: su che cosa vi siete ritrovati affini lavorando insieme?Il Rock, vedere prima dei soldi gli esseri umani, sognare un mondo migliore, l'arte che ha più forza di cambiamento e di rivoluzione interiore di qualunque legge, i nostri padri, i suoi bambini adorabili, San Leone dove riecheggiano le nostre migliori risate da ragazzi.
Ogni tanto t'immagini un'altra tua probabile vita se non avessi lasciato la tua isola? Come sarebbe andata...?Quello che sono è la Sicilia, non ho mai lasciato la Sicilia. La mia vita è questa e non ce ne sarebbe stata un'altra. Io sono uno che rifarebbe tutto quello che ha fatto senza cambiare niente. Ho amato ogni attimo della mia vita e vivo col cuore colmo di gratitudine verso quest'esercito di amici che mi hanno amato e riscaldato. Mi dolgo solo di non essermi interessato di politica, lasciando che vi approdassero i peggiori, io come tanti della mia generazione.
Un altro passo importante che hai fatto è stato passare al teatro... Più difficile della tv, vero? che cosa ti sta dando come artista e persona?In realtà non mi sono sentito neanche un istante televisivo, il primo giorno che ho incontrato la tv, ho provato un rifiuto totale. Tutto finto, tutto condizionato da politica, chiesa, finanza, annullamento del pensiero. La tv dovrebbe amplificare quello che di meraviglioso accade affinché altri uomini possano emulare ciò che di straordinario qualcuno ha fatto, o pensato, o creato, ho scoperto, uomini d'arte, di pensiero, di scienza, uomini laboriosi. Invece... solo scarti e marionette. Il teatro invece è l'elevazione. La libertà di essere sinceri. Attraverso le vicende di un altro tu non ti senti più solo: capisci che allora non capita solo a te. Sei seduto e vedi che un altro soffre e gioisce delle tue stesse cose e allora pensi bene e scopri il senso della vita e sorridi e allora tutto si illumina. Questo è cultura ed evoluzione di un popolo. Colgo l'occasione per inchinarmi di fronte a tutti coloro che scelgono questo maltrattato teatro al posto di quell'orribile macchina ovatta cervelli che è la tv. Un grazie alla mia aiuto regia Moira Angelastri.
Quando torni ad Agrigento in che cosa è cambiato il tuo rapporto con i tuoi luoghi d'infanzia?Niente. Agrigento è il luogo dove ho vissuto con la mia famiglia, dove sono nato, dov'è nato il mio sogno, dove ho visto nascere il mio coautore Alberto lo Porto. Non cambia nulla e ti assicuro che quelli che cambiano sono dei complessati perché dentro si nasce e si muore in un modo, tutti sono sempre coerenti al proprio dna, solo che camuffano, mettono maschere. Ad Agrigento c'è il profumo dei miei nonni e dei miei amici. La Sicilia ha il volto della donna che ha illuminato la mia vita ..ciao Coca! Giovanni Zambito.
TEATRO
BRANCACCINO DI ROMA
VENERDÌ 24 GENNAIO
in
scena
“UN
FULMINE A CIEL SERENO”
“La vita è ciò che
ti accade mentre sei impegnato a fare altri progetti”
(John Lennon)
di Paolo Macedonio
Alberto Lo Porto
regia
di GAETANO ARONICA
aiuto regia
MOIRA ANGELASTRI
con
PAOLO MACEDONIO
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