Si
è svolta il 17 aprile a Taranto l’udienza del processo per l’omicidio di Franco
Salvatore, vittima di un incidente stradale, conclusasi con un rinvio a
giudizio. Una storia lunga sei anni, raccontata nell’ultimo libro del figlio Fabio che non ha ancora avuto giustizia
dallo stato italiano, che rischia di vedere il processo per la morte di
suo padre andare in prescrizione. Un caso di malagiustizia che Fabio
affronta tuttora con forza, con uno spirito cattolico improntato al
perdono dei colpevoli ma non all’oblio della perdita subita. Un tema di
grande attualità in un momento in cui il reato di omicidio stradale è argomento di discussione. È dal 2011 che si parla dell’introduzione del nuovo possibile reato, ma in tre anni non si sono fatti passi avanti.
L’avvocato Domenico Musicco commenta così l’esito dell’udienza: "Alla
luce di quanto emerso sull'omicidio di Franco Salvatore, con
l'ennesimo cambio di giudice e rinvio al 6 maggio p.v., non si riesce a
capire quanto tempo i familiari debbano ancora aspettare dopo 6 anni per una sentenza di primo grado in un processo di acclarato reato doloso".
“Il tuo nome è Francesco. A piedi nudi lungo la via del perdono” (Piemme, pagg. 193, € 15,00) è un libro intimo
e spirituale, la narrazione del cammino ad Assisi ma soprattutto dentro
se stesso, nella fatica e nella gioia del perdono.
Il racconto del pellegrinaggio spirituale compiuto da Fabio Salvatore sulle tracce di Francesco d’Assisi è un viaggio dell’anima, un’avventura che lo porta a perdonare i responsabili - ancora impuniti - dell’incidente stradale in cui ha perso la vita il padre, vivendo sulla propria carne quella misericordia che è stata la parola d’ordine dell’esordio del pontificato di papa Francesco.
Il diario del cuore che Fabio Salvatore affida ai suoi lettori è una confessione commovente e intensa, un invito a non lasciarsi sfuggire l’esistenza, ma di assaporarla - istante dopo istante - con tutto l’amore possibile.
Sono
passati sei anni da quando è stato ucciso, il 20 gennaio 2008. Sembra
ieri che mangiava con noi, litigava con noi, ci salutava al mattino,
occupava quello spazio per certi versi distante e misterioso che un
padre occupa sempre in una casa, in una famiglia, di fronte agli occhi
di un bambino, e di un adolescente, e poi di un giovane adulto. E' uno dei passaggi del volume di Fabio Salvatore, che Fattitaliani ha intervistato.
Quando
un evento inaspettato strappa via da noi una persona cara, la mente
riattraversa gli ultimi momenti vissuti insieme: tu lo fai? hai
ricostruito più volte "questa scena"?
È
una scena che torna e che ritorna. La tua mente è piena di ricordi. Il
cuore zeppo di emozioni. Ma l'anima è tremenda e quando prende il
sopravvento, diventa un tormento. Non si può vivere di ricordi, ma non
siamo noi a decidere le regole del gioco. È peggio di una roulette !
In esperienze simili, che cosa prevale fra la rabbia e il dolore?
Per
quanto mi riguarda, la rabbia è un sentimento, che per fortuna è sempre
stato lontano da me. Il dolore è una costante, ti prende, ti segna e ti
toglie il respiro.
La figura di san Francesco era ben presente nella tua vita? in che maniera ti sei addentrato nella sua spiritualità?
Francesco
è sempre stato un pezzo di cuore della mia vita. Il mio papà e in
particolar modo mio fratello sono figli di una chiamata "francescana".
In casa si è sempre respirata la sua presenza, le sue preghiere, il suo
stile e Amore per la vita.
Una giustizia che si mostra lenta e "ingiusta" quanto incide sulla vita quotidiana della vostra famiglia?
La
giustizia fa morire ogni giorno mio padre. Se uno Stato che si
definisce "democratico" in sei anni non riesce a emettere una sentenza
di primo grado dopo un lavoro encomiabile nelle indagini condotte da
Carabinieri, periti e PM, vuol dire che siamo nell'assenza di diritto.
Basterebbe applicare la legge. Fare sì che ci sia una Giustizia "giusta"
per i giusti. La Magistratura è fatta di uomini. Non è facile, certo,
ma basta con l'utilizzo di alibi.
Amplifica - se possibile - la gravità dell'assenza di tuo padre?
La
morte di un padre è un'emorragia continua di sangue. Più che un
assenza, è la mancanza di punti di riferimento, saggezza, presenza.
Come è successo l'incidente? Hai incontrato i colpevoli?
Uno
dei due ragazzi che era bordo di quella macchina, che ha subito gravi
danni, è persona di mia conoscenza, figlio di una famiglia che dopo sei
anni soffre nel sapere e conoscere il nostro dolore. L'altro ragazzo,
che guidava la macchina, rinviato a giudizio, so bene chi sia, ma mai
incontrato. Sono pronto per farlo, ma credo che il buon Gesù sarà lui a
metterlo sulla nostra strada.
Pensato anche di lasciar perdere tutto l'iter giudiziario?
Avremmo voluto. Tanto non esiste giustizia. Ma legge non te lo consente, e tu lentamente muori ancora una volta con lui. Giovanni Zambito.
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