Pagine

lunedì 23 giugno 2014

Malak, cortometraggio di Luciano Schito: "prima l'emozione, poi il resto". L'intervista di Fattitaliani

Tre immigrati clandestini sbarcati in sud Italia cercano la ferrovia, unica speranza verso un mondo migliore. La troveranno grazie all'aiuto di due uomini. E' la sinossi di "Malak" cortometraggio di Luciano Schito girato e ambientato nel Salento: in gara all'Ischia Film Festival 2014, sarà proiettato sabato 28 giugno alla ore 21:15 presso la Cattedrale dell’Assunta (Castello Aragonese). Fattitaliani ha intervistato il regista che ha anche scritto la sceneggiatura e curato la scenografia.
In che modo hai concepito e poi subito realizzato il film per evitare la solita lettura su un argomento così attuale?
Sono partito dal presupposto che tutti siamo dei migranti/viaggiatori, senza pensare a posizioni riconducibili ad una linea politica, quelle non mi interessano. A me interessava il punto di vista del bambino protagonista, perché ero alla ricerca non di giudizi, ma di emozioni vere: la paura e l’amore per il prossimo. Ecco, è con questa chiave che ho chiesto al co-sceneggiatore, Massimiliano Ciriolo, la possibilità di confrontarci e di cominciare a scrivere una storia, semplice, ma reale, vera. La grammatica di ripresa, poi, è stata una conseguenza,  vicina a quella documentaristica, proprio perché ci interessava raccontare il tutto con genuinità, naturalezza insomma, senza troppe costruzioni e costrizioni, con moltissimi piani sequenza, rispettando così il ritmo reale della storia, creando dei veri e propri cristalli di tempo che ancora adesso mi emozionano.
 
Che rapporti ha il basso Salento con l'immigrazione clandestina? 
Arrivano in tanti anche qui. Figurati, una settimana prima che girassi la scena dello sbarco, a 5 km di costa più a nord da dove giravo io, ne erano sbarcati una settantina. Da popolo di migranti, quali siamo stati, ci sta molta immedesimazione, per cui, a parte pochi casi, la gente del posto ha sempre braccia e porte aperte al prossimo.
 
La gente del posto come reagisce? come pensa a questa realtà?
La gente del posto è gente genuina, si relaziona, li accoglie, li sgrida se si comportano male, si affeziona. Non tutti, certamente, ma la maggior parte fa così. Mantengono quella naturale  spontaneità dei sentimenti che rende i rapporti molto più semplici.
 
Ci sono stati delle inquadrature o dei particolari passaggi che hanno coinvolto emotivamente anche te in maniera particolare?
Tutti! Quando sono dietro la macchina da presa vivo di quelle emozioni e quelle sensazioni che mi vibrano e mi scuotono l’anima altrimenti non farei questo lavoro. Naturalmente al montaggio, oltre che selezionare le scene migliori per la “messa in linea”, il lavoro successivo è proprio quello di curare l’emozione dello spettatore. Allora come si fa ad emozionare lo spettatore se non mi emoziono prima io? La chiave nel montaggio, nel vero montaggio di un film, è questa! L’emozione, punto. L’estetica, il contrappunto, il jump cut, la schizzofrenia del montaggio, viene tutto dopo. Prima c’è l’emozione. E mi reputo fortunato perché al montaggio ci ha lavorato una dei migliori editing di Puglia, Cristian Sabatelli, un grande professionista perché più volte smontava anche le mie convizioni, con delicatezza, pazienza e passione professionale. Un vero montatore, non di certo un esecutore. Comunque, la scena che più mi emoziona, lo confesso, è nel momento in cui l’immigrato gli fa il gioco di prestigio. Quando il bambino ripresosi il quaderno perso il giorno prima scappa via contento. Su quella fuga, inizia adagio la musica che in crescendo arriva fino al momento in cui il bambino si volta per salutare l’immigrato. In quella scena mi scoppia il cuore perché musica e immagini si fondono in un’unica cosa.  Eleanna Greco, la compositrice di tutta la soundtrack di “Malak”, ha fatto un lavoro così delicato e coinvolgente che ancora oggi mi trascina in più suggestioni emotive.
 
La lingua salentina in che maniera si concilia - se possibile - con chi arriva da lontano?
Il dialetto salentino è la migliore maniera di esprimersi qui da noi. Per forza di cose se stai qui prima o poi lo impari perché esprime l’autenticità dei nostri sentimenti, quindi si concilia benissimo.
 
Tu che personale rapporto hai con la ferrovia, con l'idea della partenza in sè?
Un rapporto tristissimo. Essendo figlio di immigrati e diventato anche io successivamente studente fuori sede, ricordo ancora i miei genitori fermi sul binario mentre il treno si allontanava. La scena mi metteva talmente tanta tristezza che decisi di mettere subito le cose in chiaro con loro: non li avrei più voluti vedere lì. Da veri meridionali loro invece, persistevano. E per me era proprio straziante. Allora il risultato fu che un giorno, per convincerli ad andare via, scesi dal treno in partenza e il treno partì senza di me. Da allora abbiamo deciso di comune accordo che mi avrebbero accompagnavano stazione e che sarebbero andati subito via ... e tutto andò molto meglio. Giovanni Zambito.

© Riproduzione riservata


SCHEDA FILM

Regia Direction Luciano Schito
Sceneggiatura Screenplay Luciano Schito e Massimiliano Ciriolo
Fotografia Cinematography Davide Micocci
Montaggio Editing Cristian Sabatelli
Scenografia Art Direction Luciano Schito
MusicaMusic Eleanna Greco
Interpreti Cast GIUSEPPE SCHITO; ENZO VANESIO.
Produzione Production CELART Cultural Zone
Distribuzione Distribution CELART Cultural Zone
Location Puglia, Basso Salento.
Lingua Italiano, Arabo, francese, dialetto salentino.
Sottotitoli Subtitle Italiano e inglese

Nessun commento:

Posta un commento